Monteduro, ACS: "Un Natale di rinnovata speranza per i cristiani perseguitati"
Emanuela Campanile
"Il Natale di per sé è sinonimo di speranza e quest’anno, penso innanzitutto ai cristiani in Medio Oriente, è francamente un Natale di rinnovata, straordinaria speranza". Così, il presidente di ACS (Aiuto alla Chiesa che Soffre) Alessandro Monteduro che aggiunge: "Se a Natale dello scorso anno qualcuno avesse detto che dopo appena un anno già un terzo delle famiglie cristiane della Piana di Ninive, costrette nel 2014 a lasciare tutto per non rinnegare Cristo, sarebbero ritornate nelle loro case ristrutturate, non ci avrebbe creduto nessuno".
Anche in Siria si torna a sperare
Il senso di rinascita si insinua anche nella difficile realtà siriana, come dimostra il lento rientro a Homs e Aleppo dei cristiani. "Dopo un anno siamo qui a rinnovare quel senso di speranza", prosegue Monteduro che, nell'analizzare il quadro complesso e comunque drammatico della situazione dei cristiani del mondo, fa riferimento all'Occidente: "Voglio parlare dell’Occidente perché vorrei evidenziare il confronto tra la solidarietà dei popoli e l’indifferenza dei governi".
Quella parte di mondo che rimane indifferente
"Anche da questo punto di vista non ci giriamo intorno - prosegue Monteduro con il suo stile sempre educato ma schietto - l’abbiamo denunciato nel nostro ultimo rapporto: i cristiani e tutte le minoranze religiose soffrono non soltanto a causa di questo fondamentalismo aggressivo, atroce; non soltanto perché ci sono i nazionalismi religiosi; non soltanto perché ci sono i regimi totalitari; ma soffrono anche e perché c’è una parte del mondo che è indifferente. Se quella parte del mondo si destasse, probabilmente quei virus sarebbero molto meno aggressivi".
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