Al via l'annuale incontro del Coordinamento dei vescovi di Terra Santa
Quest’anno i 15 vescovi partecipanti si ritroveranno nella serata del 13 gennaio a Gerusalemme, sede dei lavori, per partire subito il giorno dopo per la Striscia di Gaza dove incontreranno la piccola comunità cristiana locale. Il tema dei lavori sarà, in particolare, il mondo giovanile con tutte le sue attese, difficoltà e speranze vissute in una realtà di tensione come quella mediorientale. I vescovi e gli altri partecipanti tra i quali una delegazione del Ccee, Consiglio delle Conferenze episcopali europee, guidata dal Segretario generale, mons. Duarte da Cunha, visiteranno alcune scuole a Beit Jala e Beit Sahour e incontreranno alcuni gruppi di studenti universitari cristiani, ebrei e musulmani
Riunioni con alcuni diplomatici occidentali e un’uscita al villaggio palestinese di Qubeibeh
In programma anche riunioni con alcuni diplomatici occidentali e un’uscita al villaggio palestinese di Qubeibeh che si trova in una specie di enclave, circondato com’è dal muro, da insediamenti e da strade riservate agli israeliani. L’edizione di quest’anno prevede anche la possibilità di condividere, dalla sera di venerdì 12 gennaio, lo shabbat con la comunità ebraica della sinagoga Kol Haneshama a Gerusalemme.
Il pellegrinaggio uno dei momenti più importanti della riunione
Il Coordinamento dei vescovi per la Terra Santa trova il suo fondamento di azione nelle cosiddette “3 P”: preghiera, pellegrinaggio, persuasione. La preghiera fa da sfondo a ogni incontro annuale con la celebrazione quotidiana dell’Eucaristia, spesso in diversi riti e con le comunità cattoliche locali.Il pellegrinaggio è uno dei momenti più importanti della riunione annuale. I vescovi si recano singolarmente o in gruppi a visitare le comunità cattoliche, incontrando i loro membri e a volte anche personalità politiche locali. Dal Coordinamento giunge sempre l’esortazione e l’incoraggiamento alle chiese nel mondo a pellegrinare in Terra Santa. “Persuasione si riferisce al lavoro da svolgere dopo l’incontro annuale. Una volta rientrati nei rispettivi Paesi i vescovi sono chiamati a parlare con i propri Governi, parlamentari, ambasciatori israeliani e palestinesi e ai media su questioni che interessano la vita dei cristiani. In linea con l’approccio che la Santa Sede adotta in ogni altro luogo, i vescovi, spiegano dall’Hlc, “non cercano privilegi per i cristiani, ma la dignità e la giustizia per loro e per gli altri che vivono simili situazioni di conflitto”.
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