Il commento di don Gianvito Sanfilippo al Vangelo di Domenica 7 gennaio 2018
Dal vangelo secondo Marco 1, 7-11
In quel tempo, Giovanni proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».
Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, subito, uscendo dall'acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento».
Su questo brano evangelico ascoltiamo una breve riflessione di Don Gianvito Sanfilippo, presbitero della diocesi di Roma:
Giovanni proclama un battesimo di conversione in cui è essenziale pentirsi e confessare i propri peccati. Cristo offre il battesimo di fuoco dove si è trasformati con la natura divina. Il primo prepara il secondo, è condizione necessaria perché quest’ultimo sia efficace, e questa dinamica salvifica è più che mai attuale. Molti che si ritengono cristiani, infatti, si domandano: “Perché la mia vita non cambia ed è priva di senso, perché non vedo Gesù Cristo agire nella mia esistenza?”. Talvolta dipende proprio da questo: impediamo a Giovanni di chiamarci a conversione, autogiustificandoci con la coscienza. Oggi è la Chiesa a svolgere la missione del Battista mediante la Parola, il Magistero, la Catechesi, e ci esorta, ad esempio, ad ammettere che non abbiamo corrisposto il pagamento dovuto a chi ne ha diritto, o lo abbiamo ritardato mettendo in difficoltà il prossimo. Ci ricorda pure che abbiamo tenuto in casa le ceneri dei nostri defunti o le abbiamo disperse là dove vuole la moda, anziché seppellirle. Ci ammonisce che con la fecondazione artificiale abbiamo violato la dignità del nascituro e causato la morte di molti suoi fratellini. Confessiamo le nostre mancanze e correggiamoci, allora Dio farà la sua Epifania.
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