Il Messico abbatte i muri con la pastorale 2.0
Massimiliano Menichetti - Città del Vaticano
La sfida ormai diventata realtà della Chiesa messicana si chiama: “Innovazione pastorale 2.0”. Sono infatti ventitre (dodici laici, nove religiosi e due sacerdoti) ad aver completato il Master per declinare nel mondo digitale l’annuncio del Vangelo. “Questa è una Chiesa in formazione di gioiosi discepoli missionari che andranno nelle periferie del mondo seguendo l’insegnamento di Gesù”, ha ribadito in sintesi l’arcivescovo di Puebla, mons. Víctor Sánchez Espinosa, nella sua omelia per la cerimonia del conferimento dei diplomi dopo due anni di studi.
Il cristianesimo cresce per contagio
I ventitre esperti, provenienti anche dagli Stati Uniti, integreranno l'Osservatorio continentale per la nuova evangelizzazione, con sede congiunta nell'Arcidiocesi di Puebla, Bogotá e Santiago del Cile. Non si può ignorare la via digitale – ribadisce padre Armando Javier Prado Flores, vicario episcopale per i laici nell'arcidiocesi di Puebla, che ha lanciato il progetto – perché questa realtà forma i mezzi di oggi e quelli di domani. Per padre Javier Prado il cristianesimo cresce per contagio e bisogna far “conoscere a tutti l’amore infinito di Dio, che non fa discriminazione, sempre e ovunque”.
Testimonianza digitale
Testimonianza digitale e professionalità sono le vie scelte per abbattere muri virtuali e sociali e portare la speranza. Attraverso un percorso di formazione, reso possibile grazie anche all’Università UPAEP, Puebla, la quarta città del Messico, di fatto è diventata la capitale del continente in tema di pastorale 2.0.
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