Francesco: famiglia, non modello astratto ma realtà da vivere
Debora Donnini – Città del Vaticano
Francesco esorta le famiglie ad accogliere Gesù nella persona dei figli, del marito, della moglie, dei nonni; non propone “un modello astratto” da imitare ma una realtà concreta da vivere. Questo messaggio del Papa viene riproposto dal libro “Oltre la famiglia modello. Le Catechesi di Papa Francesco”, di don Francesco Pesce, presidente dell’ente diocesano “Centro della famiglia – Istituto di cultura e di pastorale” di Treviso. La riflessione si concentra sulle catechesi dell’udienza generale dedicate alla famiglia dal dicembre 2014 al novembre 2015, a cavallo fra i due Sinodi sulla realtà familiare che hanno portato all’Esortazione apostolica Amoris laetitia.
Non esiste la famiglia perfetta
Il Papa si cala nelle gioie e nelle sofferenze che vivono le famiglie ogni giorno, ricordando che “non esiste la famiglia perfetta” e che “non bisogna avere paura dell’imperfezione, della fragilità, nemmeno dei conflitti; bisogna imparare ad affrontarli in maniera costruttiva. Per questo la famiglia in cui, con i propri limiti e peccati, ci si vuole bene, diventa una scuola di perdono”.
Guardare la Famiglia di Nazareth per crescere nell’amore
“Usando l’espressione di Amoris laetitia” - sottolinea don Francesco Pesce - è necessario “accettare che l’amore convive con l’imperfezione. Papa Francesco parla di amore coniugandolo sempre con situazioni di limite o di difficoltà”. Spiega che non è un ideale astratto: “Credo che il suggerimento sia questo: che l’amore sia un’esperienza umana da far crescere. In una delle prime catechesi dove parla della Famiglia di Nazareth, afferma che guardando la Famiglia di Nazareth, ogni famiglia può far diventare normale l’amore: coniugare la vita quotidiana con l’amore e l’amore con la vita quotidiana, quindi anche con i limiti, con le imperfezioni che non diventano una smentita. Su questo, mi aveva colpito una famiglia che, parlando delle catechesi del Papa, diceva: ‘Ci piace il nostro amore anche se è imperfetto’, perché è chiamato a crescere, perché è in cammino. Penso che questa sia una delle proposte che emerge dalle catechesi.
I commenti delle famiglie su Amoris laetitia
A marzo uscirà un suo studio su come le famiglie hanno recepito Amoris laetitia, non su come lo hanno recepito vescovi o sacerdoti, ma proprio le famiglie: “Mi sono basato sulle riflessioni delle famiglie che hanno letto il testo - afferma don Pesce - lo hanno approfondito e hanno cercato di paragonarlo alla propria vita. Da sacerdote, mi sono accorto che le famiglie, le coppie, si accorgevano di aspetti di cui io non mi ero accorto. L’altro aspetto immediato è che mentre televisioni, giornali, blog dibattono sui problemi di Amoris laetitia, la prima reazione delle famiglie è questa: si sentono incoraggiate. Più volte qualcuno diceva: ‘Amoris laetitia ci riconcilia, ci incoraggia, ci stima, ci dà tenerezza’. L’altra reazione che mi ha colpito è quella di una mamma che ha detto: ‘Amoris laetitia contiene un sogno di Chiesa, Chiesa nuova, dove le famiglie sono protagoniste, quelle reali’. Sono questi, i due aspetti che mi sono sembrati interessanti ascoltando le famiglie. Da più parti emergeva che Amoris laetitia è in grado di vedere la realtà in modo realistico – anche questa è un’espressione usata da un papà – non tanto con gli occhi di chi guarda le famiglie, ma con gli occhi delle famiglie stesse”.
Un cammino possibile
Lo studio di don Pesce esorta, in sintesi, le famiglie a leggere Amoris laetitia, andando oltre un dibattito che si è focalizzato molto sulla questione della Comunione ai divorziati risposati. Bisogna “fare i conti con la parzialità dell’amore - ribadisce don Pesce - con questo amore che non è un ideale ma un’esperienza umana, che convive con l’imperfezione, chiamato a crescere. Sia nelle catechesi sia nell’Amoris laetitia mi sembra che emerga un paradigma formativo di Papa Francesco: puntare sulla crescita, sul cammino possibile, sulla crescita possibile di una persona e puntare sul bene, cioè vedere il bene possibile e farlo vedere”.
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