" Cibo negato": il Dossier della Caritas. Urgente invertire la rotta
La denutrizione è di nuovo in aumento, così come la morte per fame: a dirlo è il Rapporto Onu 2017 che parla di 815 milioni di affamati, tra cui molti bambini. 38 milioni in più rispetto all’anno precedente, il 23 per cento dei quali concentrati nell’Africa sub-sahariana. Da questa drammatica evidenza parte anche il dossier “Cibo negato” pubblicato oggi da Caritas Italiana, nel 70.mo anniversario dall’assassinio di Gandhi. Il dossier ha l’intento di dare evidenza delle contraddizioni che continuano a segnare il sistema economico globale e di rilanciare quanto denunciato e proposto nella Campagna “Una sola famiglia umana, cibo per tutti: è compito nostro”, promossa dalle Chiese di tutto il mondo nel 2015. Ovvero è fondamentale rimettere a fuoco le cause del diritto al cibo negato e indagare le possibili soluzioni, con uno sguardo particolare all’Africa martoriata da conflitti e tensioni che contribuiscono ad affamare la popolazione.
Cultura dello scarto
La questione irrisolta del “diritto al cibo” – si legge nel dossier - è inscindibilmente legata al tema della violenza e a modelli economici basati sulla “cultura dello scarto” che producono iniquità planetaria. Ed è qui che è necessario intervenire. Proprio ieri in occasione del vertice dell’Unione africana in corso a Addis Abeba, in Etiopia, organizzato con il sostegno della Fao, Papa Francesco ha inviato un messaggio rivolgendo un forte appello alla solidarietà e alla cooperazione tra tutti i paesi africani “per liberare i popoli dell’Africa dalla minaccia della fame” e per ridare dignità agli uomini e alle donne, spingendo soprattutto sull’attività agricola, la produzione alimentare, la riassegnazione delle risorse tramite strategie e progetti ad hoc.
Il sostegno della Caritas
Solo in Africa orientale dall’inizio del 2017, la rete Caritas sta sostenendo più di 3 milioni e mezzo di persone con oltre 120 programmi in Etiopia, Kenya, Somalia, Sud Sudan e Uganda, per un totale di 114 milioni di euro. Ma accanto agli indispensabili interventi su sicurezza alimentare e accesso all’acqua, la strada per invertire la rotta passa necessariamente attraverso il rispetto, il dialogo, la mediazione e ogni forma di pacifica risoluzione delle controversie, proprio come insegna Gandhi.
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