Vescovi del Venezuela: governo ha fallito, popolo riprenda il potere
Sergio Centofanti - Città del Vaticano
Dura denuncia dei vescovi venezuelani, che hanno concluso a Caracas la loro assemblea plenaria. I presuli hanno pubblicato una Esortazione, puntando il dito contro le politiche governative che hanno fatto precipitare il Paese in una crisi senza precedenti con aumento di povertà, disoccupazione, accattonaggio e corruzione, mancanza di beni di prima necessità e soprattutto mancanza di speranza. L’iniziativa privata - sottolineano - è stata scoraggiata e la gente è stata resa dipendente dall’assistenzialismo statale. Cresce il malcontento popolare - affermano i vescovi - con milioni di venezuelani che fuggono in cerca di nuovi orizzonti.
Progetto totalitario è la causa della crisi
“La radice dei problemi - ribadisce la nota - sta nella realizzazione di un progetto politico totalitario”. “L'Assemblea costituente nazionale è incostituzionale e illegittima” e “invece di scrivere semplicemente una nuova Costituzione pretende di essere un potere supremo con funzioni esecutive e giudiziarie”. Il governo “criminalizza qualsiasi manifestazione contraria e incoraggia la moltiplicazione e la diffusione di tutti i tipi di voci e speculazioni, il cui effetto è quello di consolidare il controllo assoluto delle attività e provocare paura e autocensura”.
Perdere la libertà o ribellarsi
L’attuale governo ha usurpato il potere che appartiene al popolo e “non ci sarà una vera soluzione ai problemi del Paese finché il popolo non riprenderà pienamente l'esercizio del suo potere”. Se il governo nega la possibilità alla società civile di tornare protagonista della vita politica attraverso una consultazione, “rimarrebbero solo due possibilità: la definitiva perdita di libertà, con tutte le sue conseguenze, o azioni di resistenza e ribellione contro il potere usurpatore. E’ il popolo organizzato che ha l'ultima parola”. I vescovi chiedono che sia garantita la trasparenza e l’imparzialità del Consiglio elettorale nazionale e per le prossime elezioni la presenza di osservatori internazionali.
Svegliarsi e reagire
La nota esorta con forza a non cadere nella rassegnazione paralizzante e a fare proprio il motto della seconda visita di San Giovanni Paolo II in Venezuela (1996): “Svegliati e reagisci, è il momento!”. “Svegliarsi è reagire è avvisare che il potere del popolo supera qualsiasi altro potere”.
Consentire canali umanitari: si muore di fame
“L'emergenza economica e sociale - prosegue la nota - rende indispensabile il fatto che il governo consenta un canale umanitario. La malnutrizione è stata scientificamente verificata, le morti per fame colpiscono profondamente, le proteste per la fame si diffondono in tutto il paese. Diocesi, parrocchie, Caritas e altre istituzioni e organizzazioni non governative stanno facendo del loro meglio per aiutare con cibo e medicine i bisognosi”.
Il governo ha fallito: necessario cambio di rotta
“Il Venezuela - si legge ancora nella nota - ha bisogno di un cambio di rotta. Il governo ha fallito nel suo compito di assicurare il benessere del popolo: né i servizi pubblici né l'industria petrolifera né le forze di sicurezza né la sanità pubblica né altri organismi hanno saputo rispondere alle esigenze della gente. Le elezioni sono lo strumento democratico per realizzare questo cambio di direzione. Chiediamo la pubblicazione di un calendario elettorale". I presuli citano quanto detto da Papa Francesco al Corpo Diplomatico parlando del Venezuela: "La Santa Sede, mentre esorta a rispondere senza indugio alle necessità primarie della popolazione, auspica che si creino le condizioni affinché le elezioni previste per l’anno in corso siano in grado di avviare a soluzione i conflitti esistenti, e si possa guardare con ritrovata serenità al futuro”.
Solidarietà con gli esuli politici e i detenuti
“La libertà - affermano i vescovi - è un diritto umano inalienabile, non negoziabile e un'esigenza di democrazia. Esprimiamo la nostra solidarietà con le centinaia di esuli politici e con i prigionieri detenuti per qualsiasi motivo, molti in condizioni sub-umane, malati, privati della visita dei familiari, ai quali viene negato il diritto a un giusto processo. Devono godere di piena libertà. Gli organismi dello Stato devono indagare sulle denunce relative alla tortura e punire i responsabili secondo la legge”.
Condizioni per un vero dialogo
“Il dialogo e il negoziato tra il governo e i rappresentanti dell'opposizione, in linea di principio - rilevano i vescovi - sono ineccepibili e necessari. Tuttavia, devono verificarsi in condizioni diverse da quelle che sono state stabilite finora. E’ indispensabile il riconoscimento e il rispetto istituzionale. Tutti i negoziati devono basarsi sull'integrità dei negoziatori, su obiettivi chiari e su un'agenda prestabilita e ben nota, in modo che possano godere della fiducia e della credibilità della popolazione”.
Vivere nella libertà, nella giustizia e nella pace
Infine, i vescovi invocano la Vergine Maria, che accompagna la sofferenza di tutto il popolo venezuelano: “Lei è pellegrina con noi in quest'ora della nostra storia. Nel volto indigeno della nostra Madre di Coromoto vediamo riflessi la sofferenza, le fatiche e le aspirazioni del nostro popolo. Nel Bambino che lei ci dà, scopriamo la vicinanza di Dio e il suo infinito amore, che ci garantisce il destino glorioso della gente nella libertà, nella giustizia e nella pace”.
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