Card. Baldisseri: importante per la Chiesa ascoltare la voce dei giovani
Cristiane Murray - Città del Vaticano
Alla conferenza stampa di presentazione della Riunione pre-sinodale che si svolgerà a Roma dal 19 al 24 marzo, in vista della XV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi sui giovani, è intervenuto il card. Lorenzo Baldisseri. Il porporato è il segretario generale della Segreteria del Sinodo dei Vescovi e ai nostri microfoni spiega l'importanza di questa preparazione ai lavori di marzo e del coinvolgimento dei ragazzi in questa fase.
R. – Vogliamo che i giovani siano ascoltati e che siano i primi a parlare. Pertanto, ci è sembrato molto importante che loro stessi diventassero come dei “Padri sinodali”. Abbiamo organizzato per loro una settimana intera, che si svolgerà prima della Settimana Santa. E domenica 25 marzo – la domenica delle Palme – celebreremo la Giornata Mondiale della Gioventù a carattere diocesano in Piazza San Pietro. Vogliamo mettere nelle mani del Santo Padre il documento che i giovani avranno potuto stilare durante questa settimana. Direi che questo documento sarà dato ai Padri sinodali nel mese di ottobre, e servirà anche per poter completare il nostro lavoro dell’Instrumentum Laboris. I giovani invitati sono quelli indicati dalle conferenze episcopali. In più, ci saranno i giovani delle Chiese orientali, che sono quindici; i rappresentanti dei movimenti cattolici; i seminaristi; i postulanti – naturalmente uomini e donne -; i religiosi. E poi ci sono gli altri: c’è il volontariato; coloro che sono fuori dalla Chiesa; anche quelli che mettono in dubbio la fede – gli agnostici –; e, dice il Papa, “Perché no? Anche gli atei”. Certo, tutti: tutti sono chiamati.
Per quanto riguarda le aspettative dei giovani in relazione alla Chiesa, quali sono le loro richieste e le loro aspirazioni più alte?
R. – La prima è quella che ci ripetono sempre: “Vogliamo essere ascoltati”. La seconda è: “Vogliamo avere anche un posto nella Chiesa”. E la terza è che vogliono partecipare in maniera attiva. Grandi proposte e grandi ideali. Purtroppo, oggi, c’è un po’ di istituzionalità, e anche la scarsità di operatori nel campo della pastorale: i giovani e anche i sacerdoti che sono diminuiti di numero; gli oratori che, per mancanza di personale e anche di sussidi e di aiuti, non sono più efficienti. Tutto questo fa sì che il giovane si senta un poco emarginato: non ha più lo spazio. C’è poi una grande sete del senso della vita.
Papa Francesco punta molto all’ascolto dei giovani provenienti dalle periferie: forse sono quelli che hanno le aspirazioni e le prospettive più difficili…
R. – Infatti, è così. I giovani delle periferie – nel senso ampio della parola – sono anche quelli più esposti. C’è anche la periferia “geografica”, che non è solo quella esistenziale in sé. Lì vediamo come i giovani non abbiano veramente con chi parlare, a chi rivolgersi. E purtroppo sono preda, vittime, di organizzazioni sulla droga, il sesso, ecc. Il Papa parlava spesso anche della tratta delle persone, per dire che quelle periferie, che sono anche geografiche, sono preoccupanti. La Chiesa si deve occupare di queste periferie: non stare soltanto al centro, ma andare fuori.
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