Egitto: inaugurata nuova chiesa copta dedicata ai 21 martiri decapitati dall’Is
Michele Raviart – Città del Vaticano
Sarà inaugurata domani nel villaggio di Al-Our, nella provincia di Minya, la prima chiesa copto-ortodossa dedicata ai 21 martiri decapitati tre anni fa dai terroristi dello Stato Islamico in Libia. Il 15 febbraio, data in cui l’Is diffuse su internet il terribile video con le esecuzioni, è infatti il giorno scelto dal patriarca copto-ortodosso Tawadros II per celebrare la memoria liturgica di queste vittime, iscritte nel Synaxarium, il libro dei martiri della Chiesa copta, ad una settimana dall’eccidio.
La Chiesa vicino alla città di origine dei martiri
La nuova chiesa si trova in prossimità della città di Samalut, da dove provenivano 13 dei 21 martiri rapiti in Libia nel gennaio 2015, ed è stata completata negli ultimi mesi. All’inaugurazione saranno presenti molti parenti delle vittime, mentre non è stata confermato lo spostamento nel nuovo luogo di culto dei corpi dei martiri, ritrovati lo scorso settembre in una fossa comune sulla costa libica, vicino la città di Sirte.
Nel 2015 il video con le terribili esecuzioni
“Il video che ritrae la loro esecuzione – aveva riferito all'Agenzia Fides Aziz Mina, vescovo copto cattolico emerito di Giza - è stato costruito come un'agghiacciante messinscena cinematografica, con l'intento di spargere terrore. Eppure, in quel prodotto diabolico della finzione e dell'orrore sanguinario, si vede che alcuni dei martiri, nel momento della loro barbara esecuzione, ripetono ‘Signore Gesù Cristo’. Il nome di Gesù è stata l'ultima parola affiorata sulle loro labbra. Come nella passione dei primi martiri, si sono affidati a Colui che poco dopo li avrebbe accolti. E così hanno celebrato la loro vittoria, la vittoria che nessun carnefice potrà loro togliere. Quel nome sussurrato nell'ultimo istante è stato come il sigillo del loro martirio”.
Minya, provincia colpita dall’estremismo
In Egitto il 10% della popolazione è cristiana, ma ottenere l’autorizzazione governativa per erigere nuove chiese è spesso molto difficile. La provincia di Minya è poi particolarmente vulnerabile agli attacchi degli estremisti musulmani, come ha spiegato, mons. Botros Fahim Awad Hanna, vescovo copto-cattolico della città, durante la missione di Aiuto alla Chiesa soffre nelle comunità cristiane del Paese. “Minya oggi è la provincia più a rischio dell’Egitto perché qui i cristiani sono presenti in grande percentuale, circa il 40%, ma ci vivono anche molti dei leader fondamentalisti islamici, sia salafiti che della Fratellanza musulmana, che in un recente passato non pochi problemi hanno causato alla nostra comunità”, ha detto all’Agenzia Sir, aggiungendo: “da Minya sono partiti anche alcuni islamisti per combattere nell’Isis in Siria e in Iraq”.
Una comunità sotto attacco
A Minya, negli ultimi mesi sono stati attaccati più di 60 tra chiese e luoghi di aggregazione cristiani, mentre in tutto l’Egitto non sono infrequenti attentati contro le comunità copte, l’ultimo dei quali il 29 dicembre scorso, quando novi fedeli sono stati uccisi da un commando all’ingresso della chiesa di Mar Mina, a sud del Cairo.
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