Indonesia: attaccata una chiesa cattolica a Giava. Ferito il celebrante
Spavento e costernazione nella comunità cattolica indonesiana dopo l'attacco subito ieri, durante la Messa domenicale nella chiesa di San Lidwina, nel distretto di Selman, nella pressi di Yogyakarta, città al centro dell'isola di Giava centrale. Uno squilibrato di nome Suliyono – riferisce l’agenzia Fides - è entrato nella chiesa e ha brandito un'arma da taglio con cui è riuscito a ferire una decina di fedeli e il sacerdote che celebrava la Messa delle 7.30 del mattino, il sacerdote gesuita di origine tedesca, padre Karl-Edmund Prier.
Non ancora chiaro il motivo dell’attacco
“Brandiva una spada, e mi ha colpito”, ha detto Permadi, la prima vittima, colpita alle spalle. Altri fedeli sono stati colpiti al capo e, nel panico generale, l'aggressore è riuscito ad avvicinarsi all'altare, a ferire il sacerdote e distruggere alcune statue di Maria e Gesù. Un parrocchiano ha chiamato la polizia che ha cercato di negoziare con lui e di trarlo agli arresti. Al suo rifiutò un agente ha sparato e lo ha ferito gravemente. L'uomo è stato condotto in ospedale, dove si trovano anche gli altri feriti. Di lui si sa ben poco, ma solo che è residente a Banyuwangi, a Giava Orientale. E' in corso una indagine della polizia è in corso per accertare il motivo dell'attacco.
La Chiesa locale chiede alle forze dell’ordine protezione e sicurezza
"Condanniamo con forza il verificarsi di episodi di violenza durante la celebrazione eucaristica. L'Eucaristia è il culmine della vita della Chiesa cattolica. In essa l'intera comunità celebra l'opera salvifica di Cristo stesso e sperimenta l'incontro con Dio attraverso la santa comunione”, si legge in una dichiarazione rilasciata da padre Endra Wijayanto, a capo della d Commissione “Giustizia e Pace” dell'arcidiocesi di Yogyakarta, e pervenuta all'Agenzia Fies. Esprimendo preoccupazione per l'accaduto e solidarietà verso i feriti, la Chiesa locale chiede alle forze dell'ordine di “garantire protezione e sicurezza alle chiese” e di assumere “un atteggiamento proattivo per prevenire altri episodi di violenza, tutelando i diritti fondamentali di tutti i cittadini indonesiani, senza eccezioni”. Il testo invita a “sostenere attivamente i valori della Pancasila e la Costituzione il 1945, che garantisce libertà di religione e di culto, la tutela dei diritti umani ai cittadini indonesiani”, e chiede ai cristiani di “continuare a promuovere la pace e la giustizia”, mantenendo “l' ordine sociale, per non creare caos”, e per far sì che “la nazione resti pacifica e armoniosa”.
La missione umanitaria della Chiesa accusata di proselitismo
Nella medesima regione, la parrocchia cattolica St. Paul nel distretto di Bantul aveva organizzato nei giorni scorsi una missione umanitaria di aiuti caritativi e cure mediche gratuite per gli indigenti, ma un gruppo fondamentalista musulmano l'ha bloccata accusando i cristiani di una presunto tentativo di proselitismo.
Rischi di usare la religione a fini elettorali
Secondo gli osservatori attaccare i cristiani e altre minoranze religiose potrebbe essere un fenomeno politicamente motivato al fine di polarizzare la società su base etnica e religiosa: alcuni gruppi politici, infatti, potrebbe fare un uso politico della religione e fomentare l'instabilità per trarne vantaggio politico, in vista delle elezioni amministrative, previste a settembre 2018, e delle elezioni presidenziali nel 2019.
Per l’Onu l’Indonesia è minacciata da estremismo e intolleranza
Zeid Ra'ad al-Hussein, Alto Commissario Onu per i diritti umani, ha rimarcato che nel Paese “crescenti livelli di estremismo sono accompagnati da incitamento alla discriminazione, all'odio o alla violenza", alimentata “da populismo e opportunismo politico”. Zeid Ra'ad al-Hussein, che è un musulmano ha ammonito che “oscure nuvole di estremismo politico e intolleranza stanno minacciando sull'Indonesia”. (SD-PA – Agenzia Fides)
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