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Il patriarca Sako celebra il Natale a Baghdad Il patriarca Sako celebra il Natale a Baghdad 

Patriarca Sako: Papa è pronto per una visita in Iraq ma la situazione non aiuta

Per il patriarca caldeo di Baghdad Louis Raphaël I Sako “il Papa conosce bene la situazione dell’Iraq, è ben informato. Per una sua visita nel Paese mi ha detto che è molto pronto, ma la situazione non aiuta”

Il patriarca caldeo lo ha detto ieri intervenendo alla presentazione dell’evento promosso da Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs) per il 24 febbraio, quando il Colosseo e due chiese in Iraq e Siria saranno colorati di rosso per accendere i riflettori sulla persecuzione dei cristiani nel mondo. Di ritorno da una visita in Vaticano - riferisce l'Agenzia Sir - Sako ha confermato che aveva “presentato un programma per la visita del Papa in Iraq di un solo giorno: Ur dei Caldei, per una liturgia della parola ecumenica; Baghdad, per salutare le autorità religiose e politiche; Erbil, per una Messa”. Ma “non è possibile” soprattutto “per questa tensione tra curdi e arabi”, c’è “un problema interno politico e di sicurezza”.

Isis è sconfitto e la gente vuol tornare

Venendo all’evento del 24 febbraio, il patriarca ha affermato che “accendere la luce porta speranza alla gente che ha molto sofferto”. “Isis è sconfitto e la gente vuol tornare”, ha assicurato, parlando di un “miglioramento riguardo alla sicurezza in Iraq e a un impegno per la riconciliazione e la stabilità”. “Fondamentalismo e terrorismo non hanno futuro, sono il male”, ha ammonito Sako. E se “ci sono problemi” c’è anche “tanta speranza: su 20mila famiglie cacciate via dalla Piana di Ninive e da Mosul, 7mila sono tornate. Altre famiglie non hanno potuto tornare perché le case non sono ancora riparate”. “Abbiamo incoraggiato molto questi cristiani che non hanno altro appoggio se non quello della Chiesa”, ha aggiunto il patriarca, sottolineando che “il governo privilegia sciiti, sunniti e curdi, i cristiani vengono dopo”. Secondo Sako, in Iraq “la Chiesa ha fatto un miracolo con l’auto della Chiesa occidentale, dei cristiani e delle Conferenze episcopali”.

La libertà religiosa in Iraq

Diversi i temi trattati dal patriarca, come quello della libertà religiosa: “Ci vuole tempo, ma arriverà. Non si può imporre una religione, nessuno può forzarmi a diventare cristiano o musulmano”. E dopo aver ricordato che “con il sostegno che arriva dall’Occidente noi aiutiamo tutti. E la gente è colpita da questo”, Sako ha ribadito che “alle nostre Chiese serve il sostegno morale, spirituale e materiale” dei cristiani dell’Occidente. Per contribuire alla ricostruzione, “la Chiesa deve essere preparata, sostenuta, non essere sola. Siamo mezzo milione di cristiani eravamo 1,5 milioni”.

Sensibilizzare l’Occidente sulla situazione della Chiesa in Iraq

“Abbiamo bisogno di un sostegno della Chiesa occidentale. E davanti all’esempio eroico dei cristiani perseguitati, i cristiani in Occidente devono rivedere la propria fede: chi sarebbe disposto a morire per la fede?”. “La vostra voce – ha concluso – è la voce di chi non ha voce, di chi non ha la possibilità di parlare”. Per questo, “sensibilizzare l’opinione internazionale sulla nostra situazione è un gran sostegno”. (Agenzia Sir)

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08 febbraio 2018, 12:16