Don Di Noto: “La vicinanza del Papa alle vittime di abusi, gesto da imitare”
Federico Piana – Città del Vaticano
La conferma del bel gesto è arrivata nelle scorse ore dalla Sala Stampa della Santa Sede: Papa Francesco, diverse volte al mese, incontra in modo riservato le vittime di violenze sessuali. “Le ascolta e cerca di aiutarle a sanare le gravi ferite causate dagli abusi subiti” ha spiegato il direttore, Greg Burke.
Abbraccio alle vittime, un gesto d’amore
E’ un atto d’amore e di vicinanza che dovremmo fare tutti, commenta don Fortunato Di Noto, fondatore dell’associazione “Meter”, da sempre impegnata nella lotta alla pedofilia. Quelle ferite sulle quali il Papa si china, ragiona don Fortunato, “durano nel tempo e difficilmente si possono superare. Francesco fa un atto profetico, da pastore. E ogni vescovo del mondo dovrebbe imitarlo, dimostrando così che esiste una Chiesa-madre capace di un segno in grado di oltrepassare l’ipocrisia che circonda questo turpe fenomeno”. L’abbraccio del Papa alle vittime deve essere la molla per spingere ogni uomo ad impegnarsi contro questa piaga del secolo. “Non solo con la preghiera e l’accoglienza - incalza don Di Noto – ma anche con la denuncia. Forte denuncia. Come quella che faremo in Piazza San Pietro il prossimo 6 maggio in occasione della 22.ma Giornata per i bambini vittime della violenza e dello sfruttamento”.
La Chiesa non è una multinazionale di preti pedofili, il problema è globale
Secondo le più recenti statistiche gli abusi sui minori si consumano soprattutto tra le pareti domestiche: don Di Noto lo sottolinea non per allontanare le responsabilità della Chiesa in diversi casi in tutto il mondo ma per sancire un principio assoluto: “Diciamo subito una cosa: è gravissimo che un prete possa abusare di un bambino, su questo non c’è alcun dubbio. Ma è ogni battezzato, ogni uomo, che non dovrebbe permettersi di far male ad una piccola creatura. Non solo la famiglia può essere al centro di vicende drammatiche ma a complicare il quadro c’è anche la pedo-criminalità, organizzazioni che hanno fiutato nella carne fragile ed innocente dei bambini un business miliardario, più fruttuoso di quello della droga. Milioni di bambini coinvolti”. Dunque, bisogna stare attenti a non cadere nell’equivoco di considerare “la Chiesa come una multinazionale di preti pedofili. Il problema è globale e va affrontato non con le dichiarazioni di buon senso ma con azioni concrete che coinvolgano gli Stati, i quali ancora non hanno dato risposte adeguate”. Poi chiosa: “La Chiesa è stata una dei pochi soggetti a dotarsi di strumenti di intervento efficaci. Anche se ci sono ancora delle ombre, come ha sempre detto Papa Francesco”.
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