Terra Santa. I leader religiosi: tasse sulle chiese negano accordi storici
Marco Guerra – Città del Vaticano
La decisione di far pagare le tasse comunali alle Chiese a Gerusalemme “è contraria alla storica posizione nel corso dei secoli tra le Chiese stesse e le autorità civili” ed è una misura che “compromette il carattere sacro di Gerusalemme e mette a rischio la capacità della Chiesa di esercitare il suo ministero in questa terra a nome delle sue comunità e della chiesa universale”. È quanto affermano in una dichiarazione Comune 13 leader religiosi, tra patriarchi e i capi delle Chiese di Gerusalemme, in riferimento alla volontà espressa dalla Municipalità di Gerusalemme di reclamare dalle Chiese e dagli uffici delle Nazioni Unite il versamento delle tasse comunali, conosciute come Arnona, sugli immobili non adibiti al culto.
Autorità cristiane: il Comune ritiri la decisione
La presa di posizione contraria alla decisione del Comune è firmata, fra gli altri, dall'amministratore apostolico del Patriarcato Latino, Pierbattista Pizzaballa, dal Custode di Terra Santa, Francesco Patton e dal Patriarca greco-ortodosso Teofilo III.
Gli esponenti delle Chiese cristiane evidenziano che si tratterebbe di una misura “contraria alla posizione storica tra le Chiese all’interno della Città Santa di Gerusalemme e le autorità civili attraverso i secoli”. “ Le autorità civili - si legge ancora nella dichiarazione - hanno sempre riconosciuto e rispettato il grande contributo delle Chiese cristiane, che investono miliardi nella costruzione di scuole, ospedali e case, molte per anziani e svantaggiati, in Terra Santa”. Da qui la richiesta al Comune di “ritirare la decisione e di assicurare che lo status quo sancito dalla storia sacra sia mantenuto, e il carattere della Città Santa di Gerusalemme non sia violato. Siamo fermi e uniti nella nostra posizione per difendere la nostra presenza e proprietà”.
Sindaco di Gerusalemme informa ministero delle Finanze
In pratica, secondo il quotidiano Israel Ha Yom, il sindaco di Gerusalemme, Nir Barkat, ha informato il ministero delle Finanze e la Presidenza del Consiglio dei ministri che intende chiedere alle istituzioni ecclesiastiche e internazionali di pagare le tasse comunali sugli immobili di loro proprietà. Secondo questa informativa la sentenza interesserà 887 proprietà appartenenti alla Chiesa e all’ONU. Si stima che il Comune guadagnerà 650 milioni di shekel (191 milioni di dollari) dalla nuova politica.
Padre Jaeger: esenzione frutto di secoli di accordi
Padre David Maria Jaeger, francescano di Terra Santa e giurista, ricorda ai microfoni di Vaticanews che da secoli esiste l’esenzione dalle tasse per gli immobili della Chiesa in Terra Santa, in forza di trattati bilaterali e multilaterali siglati fin da quando l’impero ottomano controllava queste zone. Padre Jaeger fa riferimento anche ad “un trattato intervenuto tra il neonato Stato di Israele e l’Italia nel 1949 e un trattato analogo con la Francia. Trattati, questi ultimi, che contenevano uno specifico, esplicito impegno di non modificare unilateralmente la situazione plurisecolare che lo Stato aveva ereditato”. “Similmente – aggiunge il francescano -, nell’accordo fondamentale, firmato dallo Stato di Israele con la Santa Sede, il 29 dicembre, nel 1992, compare all’articolo 10, paragrafo 2D, un analogo impegno”.
Imposte mettono a rischio servizi religiosi e assistenziali
Padre David Maria Jaeger evidenzia inoltre il servizio al pubblico - religioso, educativo, sanitario, assistenziale – rivolto non solo ai cristiani ma a tutta la popolazione. Il religioso si sofferma poi sul fatto che “le tasse sugli immobili sono regressive, nel senso che non corrispondono agli ingressi, sono tasse di per sé confiscatorie. E questi sono elementi che spiccano nei negoziati che ci sono in corso, di un nuovo regime fiscale per la Chiesa in Israele”.
Secondo padre Jaeger la decisione del Comune di Gerusalemme va ascritta all’interno di uno scontro interno alla politica israeliana, di cui riferisce anche la stampa locale. “Il sindaco pretende finanziamenti straordinari aggiuntivi per il Comune – spiega padre Jaeger-, il ministero delle Finanze si rifiuta, e quindi il sindaco avrebbe annunciato queste misure proprio per mettere lo Stato in imbarazzo e costringerlo ad aumentare gli stanziamenti al Comune”.
Ad ogni mondo, per padre Jaeger un’eventuale messa a regime di queste imposte significherebbe causare un significativo ridimensionamento della presenza cristiana, che vedrebbe venire meno le sue capacità di provvedere alle necessità religiose e assistenziali di cui si è sempre fatta carico.
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