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Mons. Dario Edoardo Viganò, Prefetto della Segreteria per la Comunicazione Mons. Dario Edoardo Viganò, Prefetto della Segreteria per la Comunicazione 

Mons. Viganò alla Conferenza di Monterrey: Cinema d’arte oasi di bellezza per le periferie umane

Nella III Conferenza all’università messicana di Monterrey, il prefetto della Segreteria per la Comunicazione spiega perché le nuove tecnologie e i nuovi linguaggi dell’audiovisivo sono strumenti per garantire il “diritto alla bellezza” anche a coloro che sono vittime di emarginazione

Marco Guerra - Città del Vaticano

L’arte come strumento di evangelizzazione, usato dalla Chiesa per dimostrare la meraviglia della creazione.  Funzione essenziale è quindi la bellezza che strappa l’uomo dalla rassegnazione, lo risveglia aprendogli  occhi del cuore e della mente. Il Prefetto della segreteria per la Comunicazione, mons. Dario Viganò, attinge alle parole di Papa Francesco e del Papa emerito Bendetto XVI in apertura della sua conferenza tenutasi oggi all’università di Monterrey, in Messico. Il tema della sua relazione è “L’arte sacra al cinema. Nuovi linguaggi e inedite modalità di racconto nei documentari realizzati dalla Santa Sede”, che prende in esame le opportunità offerte dalle odierne tecnologie che consentono nuove modalità di trasmissione del sapere e di incontro con la bellezza anche per tante persone, che non hanno i mezzi per raggiungere i luoghi sacri della cristianità e le possibilità per partecipare ai gradi eventi della Chiesa cattolica.

 

La bellezza dell’arte libera il cuore

Mons. Viganò cita i due pontefici per introdurre un discorso sull’importanza “di un’arte che comunichi bellezza, armonia, così da offrire speranza e un orizzonte di redenzione e di accoglienza anche a coloro che sono vittime di emarginazione, gli scartati dalla società globalizzata”. Infatti, evidenzia ancora il Prefetto della Segreteria per la Comunicazione, la “cultura dello scarto” suscita ribellione, rifiuto, emarginazione, non aiuta l’inclusione, l’incontro, la sinfonia delle diversità.

Per questo motivo, secondo mons. Viganò, è fondamentale “che si creino spazi per l’educazione ai linguaggi dell’arte e della bellezza, quasi delle oasi dell’anima per elevarla e farle provare l’emozione dell’incontro con il bello, il vero, il buono, perché solo in questo modo sarà possibile raccontare e ascoltare storie luminose ed esemplari”.

 

L’arte sul grande schermo

La dimensione salvifica dell’arte è stata trasmessa anche al cinema che ha avuto modo di valorizzarla grazie alle sue modalità di racconto. A tal proposito, mons. Viganò ricorda come la Segreteria per la Comunicazione delle Santa Sede è riuscita a percorrere quei nuovi linguaggi che rendono lo spettatore partecipe della narrazione. Un salto di qualità nel racconto dell’arte sul grande schermo che si deve a rinnovate tecniche narrative, con qualità dell’immagine che oltre a percorrere il 3 D o il 4K si spinge già ad esplorare l’8K.

Quelli che mons. Viganò definisce “nuovi orizzonti espressivi” affondano le radici in un dialogo tra arte e cinema alimentato nel corso di oltre cento anni di storia della settima arte. Viganò torna così sulla figura di Gesù e la sua rappresentazione nell’arte pittorica come chiaro punto di riferimento per il mondo del cinema. Da qui derivano inquadrature, allestimenti scenici, caratterizzazione dei personaggi e, persino, veri e propri soggetti narrativi. Parlando dell’industria culturale italiana, viene poi richiamato il cinema di Pier Paolo Pasolini e Franco Zeffirelli.

Pasolini nel film Il Vangelo secondo Matteo – ricorda mons. Viganò -  fa un ampio uso di opere di Piero della Francesca – ad esempio la scena del Battesimo –, del Masaccio, Fra Angelico, Botticelli, Mantegna e in generale della pittura rinascimentale del ‘400.

 

Il cinema entra nelle strutture museali

Mons. Viganò arriva così al cuore del suo intervento, ovvero  la tendenza del cinema a entrare nelle strutture museali, nei siti d’arte, aprendoli al pubblico, offrendo agli spettatori sguardi originali e persino immersivi.

Il Prefetto della Segreteria per la Comunicazione porta come esempio significativo il lavoro di Sky3D in collaborazione con Sky Arte e Magnitudo Film nel documentario Firenze e gli Uffizi 3D. E anche il polo museale della Santa Sede è stato raccontato in maniera del tutto innovativa da due produzioni, su cui ci soffermeremo però successivamente, ovvero il documentario Musei Vaticani 3D (2014), realizzato da Sky3D, Sky Arte HD in collaborazione con i Musei Vaticani, e la serie di documentari Alla scoperta del Vaticano e dei Musei Vaticani, una produzione Centro Televisivo Vaticano (oggi Vatican Media, Segreteria per la Comunicazione) e Officina della Comunicazione, che coinvolge anche la televisione italiana Rai.

Opere che dimostrano come la Chiesa vuole “promuovere l’uso dell’arte nella sua opera di evangelizzazione, guardando al passato ma anche alle tante forme espressive attuali”.

 

Nuove modalità di racconto negli anni Duemila

Mons. Vigano si sofferma inoltre sugli ultimi prodotti cinematografici dedicati al mondo dell’arte elencando diversi elementi che giocano un ruolo significativo nel cambio di passo narrativo: l’utilizzo del 3D, l’uso del formato prima HD, ora 4K e a breve in maniera stabile anche l’8K; ancora, l’utilizzo dei droni, l’evoluzione della tecnica di ripresa, movimenti di macchina più dinamici e immersivi.

Il ruolo della Santa Sede, spiega ancora il Prefetto della Segreteria per la Comunicazione, è stato non poco significativo nello sviluppo di tali prodotti, nella progettualità condivisa con attori del settore audiovisivo di primo piano. Indubbiamente in Vaticano il cambio di passo nelle produzioni cinematografie e audiovisive si è registrato nel 2014, anno della canonizzazione dei due pontefici del XX secolo, Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, avvenuta il 27 aprile 2014. Proprio la cerimonia di canonizzazione dei due pontefici ha rappresentato l’opera di maggior portata innovativa del sistema produttivo del Centro Televisivo Vaticano che ha saputo creare un vero e proprio “Media Event” che ha richiesto una produzione senza precedenti.

Prendendo in prestito le parole di Papa Francesco, mons. Viganò evidenzia che il punto di forza del Centro Televisivo Vaticano è “la capacità di tessere relazioni con realtà differenti di tutto il mondo, per costruire ponti, superando muri e fossati, e portare la luce del Vangelo”.

 

Sinergie produttive

Questo lavoro di sinergia e collaborazione è alla base del successo delle produzioni audiovisive dedicate al racconto dell’arte, realizzate dalla divisione Cinema d’arte di Sky e Officina della Comunicazione, con cui la Segreteria per la Comunicazione della Santa Sede collabora attivamente.

Mons. Vigano indica quindi il documentario San Pietro e le Basiliche papali di Roma 3D per la regia di Luca Viotto, progetto nato per l’Anno Santo straordinario della misericordia indetto da papa Francesco. Un prodotto d’arte pensato con l’obiettivo di raccontare sul grande schermo, di mostrare agli spettatori appassionati d’arte e a tutti i pellegrini pronti a mettersi in cammino per il Giubileo straordinario. Un esempio, tra tutti, la possibilità di accostarsi virtualmente alla Pietà di Michelangelo.

Dopo San Pietro e le Basiliche papali di Roma 3D il racconto si è spostato sulla figura dei grandi artisti con Raffaello il principe delle arti nel 2017; Caravaggio - L’anima e il sangue e Michelangelo. Infinito, entrambi attesi nel corso del 2018, tutti realizzati da Cinema d’Arte Sky con Magnitudo Film in collaborazione con la Segreteria per la Comunicazione e i Musei Vaticani della Santa Sede.

Tra le numerose produzione già realizzate e distribuite, mons. Viganò rammenta anche Archivio Segreto Vaticano, un viaggio nella storia; I Giubilei, la strada del perdono;  La Gendarmeria Vaticana. Nella riflessione di mons. Viganò, meritano una sottolineatura particolare, due grandi produzioni dedicate all’arte sacra: Alla scoperta del Vaticano e Alla scoperta dei Musei Vaticani (serie di dvd con 6 documentari, in 8 lingue); Alla scoperta dell’arte sacra in Italia (serie dvd con 10 documentari, lanciata nel novembre 2017). Questa ultima produzione costituisce una delle più imponenti produzioni sul binomio “arte e fede” nel territorio italiano. Il lavoro ha visto il coinvolgimento di trenta Diocesi, per un totale di ottanta location.

 

Prospettive educative e pastorali

Questi film permettono di riscoprire i tesori artistici e archeologici, stimolando il ritorno sul territorio e la visita ai poli museali. Il Prefetto della segreteria per la Comunicazione mette a fuoco anche le ricadute di natura educational o per la pastorale. Sono opere che, infatti, offrono opportunità alla comunità tutta di incontro con la dimensione culturale e artistica, di inclusione sociale.

Il cinema d’arte, sottolinea infine mons. Viganò, può essere una via privilegiata per riaprire gli scrigni della storia e portare alla luce tesori di pittura, scultura e architettura, oltre che un percorso favorevole per il recupero delle periferie umane e culturali e restituire, così, la centralità proprio a quelle persone, donne e uomini, che hanno diritto alla bellezza, ma che spesso non se lo possono permettere.

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15 febbraio 2018, 19:13