Imparare il coraggio dei cristiani perseguitati
Emanuela Campanile - Città del Vaticano
"Siamo colpiti dalla preoccupazione del Papa per la situazione in questa parte del mondo. E' a conoscenza sia della situazione in Turchia ma anche di quella in Iraq, Iran e Siria. Come cristiani, abbiamo sentito in maniera molto forte la sua vicinanza".
Queste le parole di Sua Beatitudine Louis Raphaël I Sako, Patriarca di Babilonia dei Caldei - Iraq - in visita "ad Limina Apostolorum" con i Presuli Caldei e ricevuti ieri in Udienza, subito dopo l'incontro tra Papa Francesco e il presidente turco Erdogan. Mons. Sako, così ha descritto l'atteggiamento del Pontefice sulla tragica situazione dei cristiani in Oriente:
"Ci ha anche detto, qualora avessimo una qualche iniziativa o proposta da presentare, di venire a comunicargliela, e che sono pronti a fare tutto ciò che è possibile per noi. Questo ci ha dato tanta speranza e anche tanta forza. Perché a volte noi pensiamo che siamo così lontani – questi “cristiani di Oriente” che cosa sono – ma non fa niente... Noi siamo un piccolo gregge: abbiamo tanta forza anche per la Chiesa universale. Dunque, le altre Chiese devono rivedere la loro posizione e la loro fede riguardo questi cristiani perseguitati. Questi cristiani sono confessori della fede: cosa aspettiamo ancora, dunque?
Un primo passo quale potrebbe essere?
La Chiesa cattolica, l’Occidente, devono onorare e rispettare questi cristiani più di prima: evitare tutta questa burocrazia e questo meccanismo che non funziona più. Lo abbiamo sentito da parte del Papa e anche oggi, insieme alla Congregazione per le Chiese orientali, abbiamo parlato apertamente – tutti i vescovi – e abbiamo vissuto un momento di sinodalità, ma anche con il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso. Era un momento per noi al fine di rivedere i rapporti con i musulmani. Il cardinale Prefetto ci ha detto che ciò che li ha colpiti è questa volontà dei cristiani di rimanere, nonostante tutto".
Che cosa spera, non solo per la sua gente e per i cristiani in Occidente?
"Per la nostra gente spero che rimangano nei loro Paesi. Ma questo è più difficile se la Chiesa occidentale, e la Santa Sede soprattutto, non ci appoggiano. Penso che la Curia debba fare molto per questi cristiani in Iraq, in Iran e in Siria: per far sì che essi restino. I cristiani dell’Occidente devono imparare il coraggio di questi cristiani iracheni, il loro senso della famiglia e della comunione: questo devono imparare da noi".
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