Mons. Galantino: la Chiesa gestisca i propri beni guardando al Vangelo
Federico Piana - Città del Vaticano
“Un parroco, un vescovo, quando stilano un bilancio devono verificare quanto hanno restituito ai poveri”. Mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Conferenza episcopale italiana, è reduce dal convegno nazionale degli economi e dei direttori degli uffici amministrativi delle diocesi italiane. Ed è da lì che ha lanciato un monito: la gestione dei beni della Chiesa deve essere trasparente e deve rispondere ai principi cristiani. Qui si gioca la nostra credibilità. Concetto forte che ribadisce con decisione: “ Una gestione coerente, chiara, trasparente, fa bene alla Chiesa ma anche a chi ci governa. Riguarda chiunque debba gestire del denaro”.
Il Vangelo e gli ultimi come bussola nei criteri di scelte economiche
Per la Chiesa c’è una motivazione in più: “ Il Vangelo, i cui principi ci chiariscono come i beni servano per vivere ma anche per far vivere gli altri”. In sostanza, quando un credente “gestisce i propri beni non può avere come criterio ultimo il suo tornaconto personale. Dobbiamo riconoscere che troppi beni nella Chiesa non l’aiutano ad alzarsi e a inoltrarsi per le strade del mondo come ‘Chiesa in uscita’ “.
Onestà, via maestra da seguire
Qual è la via maestra da seguire, allora? Mons. Galantino non ci pensa due volte. Poi risponde: “Onesta. E poi ripeto: dobbiamo rispettare la finalità dei beni che sono fatti per essere utilizzati da tutti. Si diventa credibili anche per come spendiamo i nostri soldi”. Non è demagogia, ci tiene a precisare Galantino, perché questo modo di agire è “l’unica realtà che giustifica l’esistenza della Chiesa. Papa Francesco lo ha ripetuto più volte, senza mai stancarsi. I poveri debbono dettare i criteri d’impiego dei nostri beni”.
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