Mons. Hollerich: basta muri in Europa
R. – Penso che prima di tutto dobbiamo raggiungere l’unità tra i vescovi: bisogna evitare che ci siano nuovi muri tra l’Europa dell’Est e quella dell’Ovest, tra l’Europa del Nord – quella ricca – e l’Europa del Sud, l’Europa povera. Poi, bisogna anche aprire un dialogo vero tra i vescovi, e in questo è necessario l’ascolto. Quindi, il dialogo con l’Unione Europea fa parte della nostra missione di Chiesa e questo dialogo è estremamente importante. E’ necessario che la Chiesa sia presente. Ma anche in questo caso, per noi “dialogo” significa che dobbiamo “ascoltare”, essere all’ascolto di quello che dicono gli uomini politici e poi entrare in dialogo. A volte ho l’impressione che in Europa siamo arrivati a degli antagonismi per evitare i quali – visto che le discussioni normali non producono alcun effetto – sarà necessario fornire nuove prospettive: bisognerà calare i problemi in prospettive più “globali” per poterli risolvere, in nuovi orizzonti che guardino al futuro.
Che cosa intende per “antagonismi”?
R. – Tanto per incominciare, il primo è sulle migrazioni in Europa. Ci sono Paesi che accettano i migranti, i rifugiati e altri che non lo fanno affatto o poco. Ecco, in questo ambito la mia posizione è molto chiara: come vescovo, non posso chiudere la porta ai migranti, né ai poveri, né ai rifugiati – è ovvio. Magari si potrà agire in maniera diversa … c’è anche il dialogo politico, per esempio. E’ impensabile che in questa epoca l’Europa costruisca – sia pure in maniera figurata – muri in Libia per impedire alle persone di venire! Quello che bisogna fare, invece, è migliorare le condizioni di vita delle persone affinché non abbiano bisogno di venire in Europa. La stessa cosa vale per i rifugiati che vengono dalla Siria: sarebbe utile una posizione molto più determinata, da parte europea, a favore della pace. E’ inevitabile che i poveri vengano alle porte dei ricchi, e per questo è necessario correggere il nostro sistema economico, bisogna investire nei Paesi poveri ma non nello spirito di un capitalismo – direi – “selvaggio” che porti benessere soltanto ai proprietari del capitale. L’Europa non è soltanto un progetto per sé stessa, ma è ancora e sempre vincolata a un progetto per un mondo migliore.
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