Card. Müller: l'"Humanae Vitae" ideata e difesa da due Santi
Alessandro De Carolis - Città del Vaticano
Il 25 luglio 1968, Paolo VI pubblica uno dei documenti più "sofferti" del suo Pontificato. Nel generale vento di ribellione sociale che spira in Occidente, in piena “rivoluzione sessuale”, l’Enciclica Humanae Vitae ha un effetto dirompente sul clima culturale. Anche nella Chiesa diversi episcopati sono divisi sulle argomentazioni che Papa Montini porta a sostegno di un magistero che tocca alcuni dei nodi più intimi della vita di coppia e di famiglia, dalla procreazione – che la Chiesa chiede sia “responsabile” – alla regolazione delle nascite, alla contraccezione, a una generale visione dell’amore coniugale che, scrive Paolo VI, “rivela massimamente la sua vera natura e nobiltà quando è considerato nella sua sorgente suprema, Dio, che è "Amore".
Il ruolo di Karol Wojtyla nell’Enciclica
Tra i primi a difendere con una netta presa di posizione il contenuto dell’Humanae Vitae è il neoletto cardinale di Cracovia, Karol Wojtyla. E un nuovo studio del giovane teologo polacco, Pawel Stanislaw Galuzska, fa luce su alcuni retroscena poco noti di quei frangenti con il volume dal titolo “Karol Wojtyla e l’Humanae vitae. Il contributo dell’arcivescovo di Cracovia e del gruppo di teologi polacchi all’Enciclica di Paolo VI” presentato ieri all’Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia, alla presenza del cardinale Gerhard Müller.
La lettera ritrovata
Chiunque lo conosca sa quanta attenzione e sensibilità il giovane cardinale di Cracovia metta nell’approfondimento dell’etica coniugale dal punto di vista cristiano. Il ciclo della “Teologia del corpo”, che più tardi diverrà uno dei primi punti del magistero di Giovanni Paolo II, risale a quel periodo. Ed è da qui che nasce la lunga lettera inviata a Paolo VI nel 1969 a sostegno del magistero dell’Enciclica e rinvenuta dall’autore del volume negli archivi della Chiesa di Cracovia.
Un documento “profetico”
Per il cardinale Müller l’Humanae Vitae – oltre a ricordare che non è possibile concepire una vita sessuale slegata dalla “dignità della persona” e che i figli “sono un dono di Dio” e non “un prodotto della volontà arbitraria dei genitori” - ha sottolineato anche lo speciale legame che l’Enciclica generà tra Paolo VI e il futuro Giovanni Paolo II. Perché il valore “profetico” del documento, ha detto, va rintracciato anche nella “santità del suo autore e del suo difensore episcopale e pontificio”.
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