Cerca

Fatebenefratelli nel mondo Fatebenefratelli nel mondo 

La "follia" di S. Giovanni di Dio: il malato più importante della cura

L'8 marzo è il giorno in cui la Chiesa ricorda la figura di San Giovanni di Dio, fondatore dei Fatebenefratelli. La sua storia singolare - fu creduto "pazzo" e gettato in un manicomio - gli consentì di rivoluzionare il modo di curare i malati, aprendo la sanità al futuro. Oggi, dice un religioso dell'Istituto, servirebbe un 'folle' come lui per difendere la dignità dei malati, spesso in secondo piano rispetto ai costi di gestione

Alessandro De Carolis - Città del Vaticano

Si converte rapidamente a Dio e sceglie di girare scalzo per Granada a mendicare e a spartire l’elemosina con i poveri. Troppo veloce quella conversione per uno che aveva fatto il soldato, che aveva girato l’Europa. Dunque, la gente di Granada è convinta di avere davanti un pazzo la cui unica destinazione è il manicomio.

Il “folle” di Granada

Siamo nei primi decenni del Cinquecento  e questo è il momento che divide in due la storia di Giovanni Ciudad e regala alla Chiesa un futuro Santo, Giovanni di Dio, ricordato oggi dalla liturgia. Perché il “matto” si guarda attorno, prova compassione per le condizioni disumane dei ricoverati come lui e decide che non può non fare niente per loro. Nel 1539, grazie all’aiuto di  persone che lo ritengono tutt’altro che folle,  riesce ad aprire un minuscolo ospedale a Calle Lucena. E’ l’inizio dell’avventura che lo porterà a fondare anni più tardi l’Istituto dei Fatebenefratelli, oggi diffuso in 52 nazioni e con oltre 300 opere di assistenza.

Le donne a fianco di Giovanni di Dio

Molte furono le donne, anche della nobiltà spagnola del tempo, che sostennero Giovanni di Dio. Un aspetto che ben si collega alla festa dell’8 marzo.

“Le donne che assistono i malati sono l'esempio del cuore di Dio, di un Padre che ama come una mamma”

Anche oggi tra i Fatebenefratelli  “la maggior parte dei collaboratori sono donne – medici, infermiere, assistenti”, spiega fra Massimo Villa, superiore della Provincia Lombardo-veneta della Congregazione. “Su loro – afferma – contiamo molto perché sanno stare accanto a chi soffre con attenzione e dolcezza tutta femminile . Come dico spesso anche a loro, danno portare ai malati il cuore di Dio, di un Padre che ama come una mamma".

L’aiuto alle donne sfruttate

Fra Massimo ricorda anche come il loro fondatore avesse a cuore la condizione femminile, specie se fruttata. “Ogni venerdì – ricorda –  dopo aver contemplato la Passione del Signore, con il crocifisso in mano andava a riscattare le prostitute nei postriboli e le aiutava a trovare un lavoro e così anche la loro dignità”. Un uomo anticonvenzionale, come tutti i Santi, la cui “pazzia” contribuì a far nascere la moderna idea dell’ospedale di ispirazione cristiana, che guarda all’uomo prima che al sistema.

La “follia” di cambiare il sistema

“Credo che oggi, in tutto il mondo della sanità – conclude fra Massimo – ci vorrebbe di nuovo un folle che abbia il coraggio di smantellare l’attuale struttura che per molti versi, non solo nel privato ma anche nel pubblico, è centrata sul profit, sull’economia, per rimettere al centro del sistema la persona. E penso che noi, come Fatebenefratelli, conserviamo quel pizzico di follia del fondatore, che ci permette di curare i malati con quel cuore rimanendo in un settore economicamente non facile da sostenere”.

Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui

08 marzo 2018, 13:18