Rientrata a Norcia la Fiaccola benedettina per la pace
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
La Fiaccola della pace è tornata ieri sera a Norcia, dopo essere stata benedetta da Papa Francesco il 7 marzo, aver raggiunto Berlino ed aver percorso circa 320 chilometri in Italia lungo il cammino di San Benedetto. Portata nell’ultimo tratto dai marciatori di Norcia Run, la “Fiaccola benedettina pro pace et Europa una”, era stata accesa in una suggestiva cerimonia il 24 febbraio, attingendo il fuoco direttamente dai resti della Basilica di San Benedetto, distrutta dal sisma del 30 ottobre 2016.
La Fiaccola gira le capitali d’Europa dal 1964, dopo la proclamazione da parte di Papa Paolo VI di San Benedetto a Patrono del Vecchio Continente, per ricordare all’Europa le proprie radici cristiane. Ad accogliere la Fiaccola, in piazza San Benedetto, l’arcivescovo di Spoleto-Norcia Renato Boccardo, il sindaco Nicola Alemanno e i monaci benedettini delle comunità di Norcia, Subiaco e Cassino.
Questa mattina alla 10.30, nell’anniversario della morte del fondatore dell’Ordine benedettino e festa patronale a Norcia, monsignor Boccardo ha presieduto il solenne pontificale, preceduto dal tradizionale corteo storico. Per il secondo anno la liturgia si è svolta in Piazza san Benedetto , davanti alla facciata della Basilica, che ha resistito al crollo. “Senza Benedetto, senza Francesco, che Europa sarebbe? – ha sottolineato l’arcivescovo nell’omelia - Senza i santi che hanno reso l’Umbria bella e famosa, cosa saremmo diventati? Quello che purtroppo stiamo diventando: uomini e donne sradicati, apparentemente forti e invece fragilissimi, incapaci di distinguere il giorno dalla notte, il vero dal falso, il bene dal male”.
Ricordando il terremoto che ha colpito Umbria, Lazio e Abruzzo nel 2016 e distrutto la Valnerina, l’arcivescovo di Spoleto-Norcia ha lamentato che “Si sono persi i punti di riferimento, non si riconoscono più i luoghi familiari dove si è vissuti: quello che si credeva solido è crollato, quello che credevamo nostro non esiste più. Si sopravvive, certo, ma si tratta di una sopravvivenza segnata da una amara sterilità e continuamente minacciata e ferita dal peso invincibile delle burocrazie e - Dio non voglia - da grossi giochi di potere e di interesse realizzati sulle spalle della gente”.
E’ necessario quindi, ha concluso monsignor Boccardo, con l’aiuto di San Benedetto, “rinnovare un patto sociale e civile, a riscoprire le buone ragioni dello stare insieme, a resistere alla tentazione dello scoraggiamento e della delusione”.
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