Alfie Evans: la nota dei vescovi inglesi
Sergio Centofanti - Città del Vaticano
“Con il Santo Padre, preghiamo che, con amore e realismo, sarà fatta ogni cosa per accompagnare Alfie e i suoi genitori nella loro profonda sofferenza”: è quanto scrivono i vescovi inglesi in un comunicato diffuso ieri subito dopo l’incontro di Papa Francesco con Thomas Evans, il papà del bimbo di quasi 2 anni affetto da una gravissima patologia neurologica non conosciuta e ricoverato presso l'Alder Hey Children's Hospital di Liverpool, i cui medici vorrebbero “staccagli la spina” perché – dicono – è nel suo “miglior interesse”.
Vicinanza ai genitori di Alfie
“I nostri cuori vanno ai genitori di Alfie Evans – affermano i presuli – e le nostre preghiere sono per lui e per coloro che cercano di fare tutto il possibile per prendersi cura di loro figlio”. Si fa riferimento alla disponibilità offerta dall’Ospedale Bambino Gesù di Roma di prendersi cura di Alfie Evans fino alla fine: “Spetta a questo ospedale - spiega la nota - presentare alle Corti britanniche”, che finora hanno respinto le richieste di trasferimento di Alfie, “le ragioni mediche per un’eccezione da fare in questo tragico caso”. E a questo proposito, il Papa ha incaricato il vescovo di Carpi, mons. Francesco Cavina, di mantenere i rapporti con la Segreteria di Stato perché il Bambino Gesù faccia tutto il possibile per potere accogliere Alfie nella propria struttura sanitaria.
"Infondate" le critiche all’ospedale Alder Hey
La nota dei vescovi inglesi sottolinea che “la professionalità e la cura dei bambini gravemente malati mostrate all’ospedale Alder Hey devono essere riconosciute e affermate”, definendo “infondate” le “critiche pubbliche” lanciate al lavoro svolto dai sanitari della struttura, come ha potuto appurare la stessa cappellania che assiste in modo costante lo staff e la famiglia. “Affermiamo la nostra convinzione - dicono i vescovi inglesi - che tutti coloro che stanno prendendo decisioni dolorose riguardo la cura di Alfie Evans agiscono con onestà e per il bene di Alfie come loro credono”.
Il Papa: l’unico padrone della vita è Dio
Papa Francesco, da parte sua, ieri all’udienza generale, ha ribadito con forza che “l’unico padrone della vita, dall’inizio alla fine naturale, è Dio! E il nostro dovere, il nostro dovere è fare di tutto per custodire la vita”. Il Papa, incontrando il giovane padre di Alfie ha espresso ammirazione per lui e per il suo coraggio, addirittura simile - ha detto - all’amore che Dio ha nei confronti dell’uomo che non si rassegna a perderci.
Il vescovo di Carpi: fuori da ogni logica umana
Mons. Cavina, che era presente ieri all’incontro del Papa con Thomas Evans, ha detto a Vatican News che la vicenda gli appare, “umanamente parlando, incredibile. Dal punto di vista del buon senso - ha spiegato - mi sembra che siamo al di fuori di ogni logica umana. Due genitori che chiedono di trasferire il proprio figlio da un ospedale all’altro io non capisco perché ciò debba essere impedito: se non in Italia in qualunque altro ospedale dell’Inghilterra. È difficile da capire una cosa di questo genere”.
La vita di Alfie è inutile?
“Scienza e Vita” ha pubblicato una nota sulla vicenda Alfie. Ce ne parla il prof. Maurizio Calipari, intervistato da Fabio Colagrande:
“La domanda di fondo è: ma è molto strano che in un tempo come il nostro, in cui sostanzialmente quasi si idolatra l’autodeterminazione assoluta del paziente e delle persone, qui viene addirittura negato ai genitori, di fronte ad un bimbo di neanche due anni, la possibilità di scegliere sostanzialmente - perché di questo si parla - il luogo di cura, e quindi il modo per accudire questo bimbo. Viene quasi sequestrato questo bambino in nome di un impianto normativo-giuridico, che però diventa molto formale, quasi direi freddo, esteriore, semplicemente burocratico. Ma sotto questo impianto, che in questo momento impedisce ai genitori di fare le loro libere scelte - e tra queste la possibilità di trasferimento di Alfie anche per esempio in un ospedale come il Bambino Gesù che si è dichiarato disponibilissimo ad accoglierlo - dietro questa forma quasi fredda e burocratica c’è proprio una mentalità che emerge tutta dalle ultime sentenze dei giudici inglesi, che hanno definito non la malattia di Alfie e un tentativo terapeutico come futile, cioè inutile, inefficace, ma che hanno definito la vita stessa di Alfie futile, quindi inutile. Questo è un salto di qualità, a mio avviso, assolutamente indebito, perché non si capisce quali siano i criteri con cui un giudice si può permettere di dire una cosa del genere su una vita umana, di un’altra persona per di più, e di un bambino che non può replicare a questo. Siamo di fronte al prevalere di questa impostazione che è un fatto culturale, inevitabilmente culturale, che però ha delle conseguenze sociali che possono essere devastanti se proiettate su un orizzonte più ampio. Perché ci saranno altri casi come questo”.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui