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Brasile: i vescovi si battono per un mondo senza carceri

Nel corso della loro 56.a Assemblea generale, i 400 vescovi della Conferenza episcopale brasiliana riunita ad Aparecida, affrontano le sfide della missione e le questioni sociali del Paese tra cui il dramma delle carceri

Silvonei Protz - Aparecida, Brasile

Nel corso della loro riunione i presuli sono chiamati a preparare un documento sulla formazione dei nuovi presbiteri e la necessità di una formazione permanente. Ma l’assise ecclesiale è anche un’occasione per far sentire la voce della Chiesa sui problemi sociali che affliggono il Brasile tra cui il clima di violenza, la repressione della polizia e la questione carceraria.

Preoccupazione dei vescovi per il cima di odio nel Paese

Padre Gianfranco Graziola , responsabile della Pastorale carceraria del Brasile, ha espresso la preoccupazione dei vescovi per il clima di odio che sta investendo il Brasile. “Una preoccupazione - ha detto - perché nel Paese non c’è più il confronto delle idee ma un odio viscerale per chi pensa differentemente da me il quale diventa un nemico da eliminare”.

I problemi del Brasile non si risolvono con la forza e la violenza

Davanti alla crisi sociale ed istituzionale che attraversa il Paese – continua il responsabile della Pastorale carceraria del Brasile – il governo non risponde alle esigenze del popolo brasiliano ma solo alle esigenze della Banca Mondiale. Purtroppo nel governo centrale c’è chi pensa che i problemi si risolvono solo con la forza e con la violenza e non si affrontano le grandi questioni sociali come il narcotraffico che si combatte solo a livello poliziesco”.

La pastorale brasiliana si batte per un mondo senza carcere

“Il carcere in Brasile è sovraffollamento, fonte di violenza – osserva padre Graziola - ed oggi non serve. La nostra pastorale si batte per un mondo senza carcere. Per questo abbiamo elaborato un documento, che abbiamo consegnato anche a Papa Francesco, nel quale affermiamo che il carcere deve essere superato da altre forme. Non è chiudendo una persona in una prigione che si risolvono i problemi. Perché il principio del carcere è che la persona non è più padrona di niente. La prigione svuota le persone e gli toglie qualsiasi volontà diventando un essere che deve solo obbedire. Diventa così un luogo di punizione e di controllo delle masse povere, negre e giovani delle periferie”.

Ascolta l'intervista a Padre Graziola

 

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16 aprile 2018, 11:00