Il commento di don Fabio Rosini al Vangelo di Domenica 22 aprile
Nel Vangelo di questa Domenica (Gv 10, 11-18) Gesù si presenta come il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore, mentre il mercenario quando vede venire il lupo fugge, perché non gli importa delle pecore. Gesù è l’unico in cui c’è salvezza, eppure è la pietra scartata dai costruttori. Dio ha tanti modi di salvare, proprio perché è buono: ci sono tante realtà da apprezzare e valorizzare, ma Gesù soltanto dona la pienezza della salvezza. E gratuitamente. Tutte le altre strade sono a pagamento: bisogna essere bravi, impegnati, buoni, coerenti. Legati alla logica della legge, tanti cristiani, soprattutto nell’ora della prova, si pongono nella prospettiva di pagare di più: più sacrifici, più sudore, più impegni, più sforzi, per meritare la salvezza. La salvezza nella vita cristiana viene meritata dalla fede, cioè nell’accoglienza dell’opera di Dio. E’ più un accogliere che un fare. I grandi santi della carità e del servizio sono quelli che più accolgono l’amore di Dio. Quando scopriamo che Dio ci ama perché ci ama, allora anche noi possiamo amare gratuitamente. Possiamo dare la vita, quando non la dobbiamo più difendere, quando è al sicuro, perché sappiamo che è nelle mani del buon pastore, l’unico che non mi chiede niente in cambio se non di crederlo. Allora diventiamo cristiani non per dovere ma perché siamo amati.
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