Ucsi: raccontare la giustizia e il giornalismo di pace
Alessandro Gisotti – Città del Vaticano
“Raccontare la giustizia”. E’ il tema dell’ultimo numero della rivista Desk, realizzata e promossa dall’Ucsi, l’Unione Cattolica Stampa Italiana. La pubblicazione, in una veste grafica rinnovata, documenta le nuova realtà della professione giornalistica e della comunicazione, nella “convinzione che un’informazione sana e alla ricerca della verità è un irrinunciabile pilastro di democrazia e un costruttore di bene comune”. In questi mesi – informa una nota dell’Ucsi – la rivista si sta occupando del modo con cui l’informazione racconta e accompagna i grandi processi sociali del nostro tempo, dal lavoro alle migrazioni, dalla pace alla giustizia.
Ripartire dalle parole di Francesco sulla giustizia
Tra i temi approfonditi nell’ultimo numero, il difficile rapporto tra Magistratura e informazione, la mediazione per risolvere i conflitti, il carcere, l'usura, i difficili percorsi di riconciliazione e riparazione, il dolore e il perdono delle vittime, la testimonianza del giudice Livatino, con citazioni inedite dai suoi diari. “La sapienza dei saggi ha definito la giustizia come la volontà di riconoscere a ciascuno ciò che gli è dovuto, mentre gli antichi profeti l’hanno considerata come il fondamento della pace vera e duratura”. Queste parole pronunciate da Papa Francesco in Myanmar - osserva il presidente nazionale dell’Ucsi, Vania De Luca - “offrono uno spunto calzante anche per noi, per gli scopi che ci siamo prefissi per questo primo numero di Desk del 2018 su Raccontare la Giustizia”.
Giornalismo di pace non è buonismo
Nella rivista ampio spazio anche all’ultimo Messaggio di Papa Francesco per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni sociali sul tema “La verità vi farà liberi. Fake news e giornalismo di pace”. In particolare, Paola Springhetti sottolinea che il Papa non vuole “un giornalismo buonista, che neghi l’esistenza di problemi gravi e assuma toni sdolcinati”, ma, “al contrario, vuole indicare un giornalismo senza infingimenti, ostile alle falsità, a slogan ad effetto e a dichiarazioni roboanti; un giornalismo fatto da persone per le persone, e che si comprende come servizio a tutte le persone, specialmente a quelle – sono al mondo la maggioranza – che non hanno voce”.
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