Vescovi Uruguay: ponti di fraternità in una società frammentata
Il documento – spiega l’agenzia Sir - è stato presentato dal presidente della Ceu, mons. Carlos Collazzi, dall’arcivescovo di Montevideo, card. Daniel Sturla, e dal segretario generale della Ceu, mons. Milton Tróccoli. Il testo parte da uno sguardo sulla realtà e propone poi un discernimento alla luce della fede e la proposta di alcune vie da percorrere. Alludendo alle “fessure” che “poco a poco ci hanno separati”, i vescovi affermano che “nonostante i miglioramenti degli ultimi anni degli indicatori economici e l’impulso dato alle politiche redistributive, che hanno creato le condizioni per ridurre il numero di famiglie in una situazione di povertà, ci sono ancora settori che non sono stati in grado di accedere a standard di vita decenti”.
Bambini a rischio
In questo senso, i vescovi si dicono preoccupati per il fatto che “i più colpiti continuano ad essere i bambini” e “che continuano ad esserci persone che vivono per le strade”. “Ci interroga – prosegue il documento – anche come Paese per percepire molti segni di deterioramento delle relazioni sociali, come l’aumento della violenza in varie aree: la famiglia, l’istruzione, le strade, gli spettacoli pubblici”.
Manca il sostegno alle famiglie
Tra gli altri punti critici i vescovi citano le opportunità lavorative dei soggetti più svantaggiati, il mancato sostegno alle famiglie, lo “squilibrio generazionale”, causato dal fatto che, ormai da molti anni, “il maggior numero di nascite nel nostro Paese è assicurato da coloro che hanno meno risorse”, mentre “i giovani con maggiori opportunità educative e lavorative tendono a posticipare l’età nella quale procreano e complessivamente hanno meno figli”. Ancora, tra i vari aspetti, i vescovi segnalano “la frammentazione del tessuto sociale e comunitario”, davanti al quale “le relazioni umane si debilitano”.
Opzione per i poveri
Tra gli altri criteri indicati, l’opzione per i poveri, l’appello alla comunione e al principio di uguaglianza, che chiedono di considerare la dignità di ogni essere umano come creatura di Dio. Nell’ultima parte del documento, incentrata su alcune proposte di cammino per il futuro, la Conferenza episcopale uruguaiana distingue tra responsabilità della società, dello Stato e della Chiesa.
Puntare sul bene
Il testo afferma anche che, come Chiesa, “manteniamo una visione positiva: puntiamo sul potenziale della nostra società e sul bene che è nel cuore di tutti coloro che, con buona volontà, cercano un Uruguay migliore. Crediamo che lo Spirito di Gesù risorto risvegli il meglio di ognuno, trasformi la nostra interiorità e susciti gesti di perdono che incoraggiano la nostra speranza”.
Superare le indifferenze e le paure
Inoltre, “come società dobbiamo superare l’indifferenza, la paura, la percezione che i problemi siano sempre degli altri, aprire strade e incontrare spazi che aiutino a superare diverse forme di isolamento. Scommettiamo sulla costruzione di vincoli personali, relazioni strette e risposte comunitarie”. Allo Stato si dà atto di aver realizzato uno sforzo, assieme alla società civile, “per recuperare spazi pubblici significativi”. I vescovi della Ceu concludono auspicando “a partire dai nostri gesti e dalle nostre opere, segni credibili del Regno che annunciamo”. (Agenzia Sir)
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