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Mons. dal Covolo: formazione sia orientata alla Chiesa in uscita

“Formare oggi i formatori al sacerdozio ministeriale e alla vita consacrata”: è il titolo dell'incontro che si tiene oggi alla Pontificia Università Lateranense. A partecipare, oltre a mons. Enrico dal Covolo, rettore della stessa Università, il cardinale Beniamino Stella, prefetto della Congregazione per il Clero, e il cardinale João Braz de Aviz, prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica

Debora Donnini-Città del Vaticano

Formare alla vicinanza al popolo di Dio. E’ uno degli aspetti essenziali oggi nella formazione, messo in luce da mons. Enrico dal Covolo, rettore della Pontificia Università Lateranense, che nel pomeriggio ospita l'incontro sul tema “Formare oggi i formatori al sacerdozio ministeriale e alla vita consacrata”. Un incontro - sottolinea mons. dal Covolo - sostanzialmente dettato da un invito di Papa Francesco, che ha anche ripetuto nella Costituzione Apostolica Veritatis gaudium, dove dice che le Università – e in specie le Università Pontificie - devono diventare laboratori di formazione: formazione di presbiteri, formazione alla vita consacrata, di laici impegnati. Abbiamo raccolto la sfida e avviato questa iniziativa: una prima iniziativa cui potranno seguirne altre.

Secondo lei, nell’ambito della formazione da una parte dei sacerdoti e dall’altra dei religiosi e delle religiose, centrale è imparare ad essere una Chiesa in uscita come chiede il Papa?

R. – Senza dubbio. Le dimensioni della formazione sono quelle delineate da Pastores dabo vobis, la celebre Esortazione Apostolica post-sinodale di San Giovanni Paolo II, e cioè la dimensione umana, la dimensione spirituale, la dimensione culturale e la dimensione pastorale. Queste quattro dimensioni rimangono pilastri portanti della formazione. Tuttavia Papa Francesco insiste fortemente proprio su questa prospettiva missionaria a cui tutta la formazione deve essere orientata: alla prospettiva della Chiesa in uscita, cioè una vicinanza tutta speciale - nella formazione - al popolo di Dio. La formazione deve avvicinare la persona che si forma al popolo.

Anche perché ci troviamo in una società sempre più secolarizzata…

R. – Secolarizzata, divisa, con ferite profonde da sanare. Io credo che la formazione deve tener presente che la Chiesa è proprio un ospedale da campo, per usare un’immagine cara a Papa Francesco. Bisogna quindi preparare degli infermieri capaci di intervenire efficacemente nel momento presente. E bisogna imparare  anche il linguaggio del momento presente, che non è più il linguaggio di prima: penso soprattutto ai giovani. Anche l’aspetto comunicativo, saper usare i Social è un elemento fondamentale della loro formazione. Non dimentichiamo anche l’aspetto manageriale: bisogna formare questi giovani a sapere gestire le realtà economiche concrete con le quali si trovano ad avere a che fare. Mi auguro che questo incontro risusciti entusiasmo e interrogativi.

Infine, una parola chiave per dire cosa serva nella formazione dei formatori...

R.- Testimonianza: essere testimoni è la prima cosa ed è irrinunciabile.

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15 maggio 2018, 14:43