India: cresce la violenza anticristiana. Il card. Gracias dal ministro dell’Interno
Il card. Oswald Gracias, presidente della Conferenza episcopale indiana (Cbci), ha incontrato ieri il Ministro dell’Interno Rajnath Singh e ha parlato delle crescenti preoccupazioni della comunità cristiana in India.
Momento critico per il Paese, proiettato verso le elezioni generali del 2019
Il colloquio - riporta l'agenzia AsiaNews - è stato definito dal ministero una “visita di cortesia”. Esso giunge in un momento critico per il Paese, proiettato verso le elezioni generali del 2019. Uno dei motivi che hanno spinto il card. Gracias al colloquio sono le polemiche suscitate dall’iniziativa lanciata da mons. Anil Jt Couto, arcivescovo di Delhi, che ha invitato i cattolici della sua diocesi a pregare e digiunare in vista delle votazioni. Con una lettera pastorale datata 8 maggio, l’arcivescovo denuncia che nel Paese si assiste ad “un turbolento clima politico che pone una minaccia ai principi democratici racchiusi nella nostra Costituzione e al tessuto laico della nostra nazione.” La sua presa di posizione ha provocato irritazione da parte del partito nazionalista indù Bjp (Bharatiya Janata Party), che guida il governo dell’Unione e le assemblee legislative in 21 Stati su un totale di 29. Il partito ha definito la circolare di mons. Couto “politicamente motivata” e lo ha invitato ad “astenersi dall’istigare le caste e le comunità”.
Secondo il Ministro Singh in India non esiste intolleranza e tutte le minoranze sono al sicuro
Da parte sua, pochi giorni fa il ministro Singh ha affermato davanti ai giornalisti che in India non esiste l’intolleranza e che tutte le minoranze sono al sicuro. Tuttavia le preoccupazioni del card. Gracias sembrano essere confermate dall’ultimo episodio di dissacrazione di un simbolo religioso cristiano avvenuto due giorni fa nello Stato di Goa.
Laici cattolici indiani preoccupati da mancata condanna del governo delle minacce alla libertà di culto
Intanto ieri la All India Catholic Union (Aicu), la più grande organizzazione di cattolici laici dell’India, ha espresso solidarietà all’iniziativa dell’arcivescovo di Delhi e elogiato “il suo coraggio, integrità e forza spirituale nel richiamare l’attenzione di fronte a questa marea crescente di violenza diretta contro i dalit e le minoranze religiose”. In una nota il movimento sostiene di essere profondamente preoccupato per la reticenza del governo a condannare e contenere le minacce alla libertà di culto ed espressione. La nostra amata terra - si legge nella nota - è devastata dalla violenza di casta. I dalit sono picchiati a morte in diversi Stati del Paese. Dalit e musulmani vengono linciati dall’Assam al Rajasthan per il solo sospetto di aver mangiato carne di vacca o trasportato mandrie”.
Nel 2017 sono morte 111 persone in 822 episodi di violenza settaria
I cattolici riportano che lo stesso governo di Delhi ha ammesso che nel 2017 sono morte 111 persone in 822 episodi di violenza settaria. Il gruppo sottolinea che “non si può ignorare la sofferenza dei poveri” e chiede “ad ogni vescovo in India di lanciare appelli simili alla preghiera per il Paese”. “Speriamo – concludono i cattolici – che i capi religiosi di tutte le comunità si uniscano a queste preghiere. (Agenzia AsiaNews)
Nuovo Rapporto: in crescita la violenza anticristiana sotto il governo Modi
Durante il governo di quattro anni (2014-2018) del nazionalista indù Bharatiya Janata Party (BJP) che ha guidato il governo della National Development Alliance (NDA), la comunità cristiana in India – riferisce l’Agenzia Fides - ha affrontato attacchi senza precedenti condotti da gruppi nazionalisti indù: lo dice uno studio indipendente, pubblicato da un forum di esperti e organizzazioni della società civile impegnati soprattutto nel lavoro sociale con gruppi di popolazione emarginati e vulnerabili (dalit, tribali, bambini, giovani, donne, disabili, disoccupati).
Eliminare povertà ed esclusione sociale
Il forum si chiama Wada Na Todo Abhiyan (“Campagna Non infrangere la promessa”) ed è una piattaforma nazionale della società civile di oltre 4.000 organizzazioni e individui della società civile, con il suo focus principale sulla responsabilità del governo per eliminare la povertà e l'esclusione sociale. Secondo il dettagliato documento di 140 pagine, inviato all'Agenzia Fides e titolato "Rapporto dei cittadini sui quattro anni del governo NDA, 2014-18. Promesse e realtà", il quadriennio in oggetto è stato doloroso per la comunità cristiana e il 2017 e i primi quattro mesi del 2018 sono i più traumatici.
351 casi di violenza nel 2017
La Commissione per la libertà religiosa dell'organismo “Evaglical Fellowship of India, che monitora i casi di violenza, ha documentato almeno 351 casi di violenza nel 2017. E molte volte le violenze non vengono segnalate perché la vittima è terrorizzata o la polizia rifiuta di registrare un rapporto. Secondo l'analisi dei dati del 2017, è il Tamil Nadu lo stato più ostile, con maggior numero di violenze sui cristiani, con 52 casi. Seguono Uttar Pradesh con 50, Chhattisgarh con 43, Madhya Pradesh con 36, Maharashtra con 38. Escludendo il Tamil Nadu, gli altri stati sono governati dal BJP direttamente o in coalizione. La violenza del Tamil Nadu è prettamente legata alla discriminazione di casta: le vittime provengono in gran parte dalle cosiddette "caste inferiori" dei villaggi dove i gruppi dominanti si oppongono ai gruppi di preghiera nella case, modalità tipica dei gruppi evangelicali.
Anche i bambini tra le vittime
Anche i bambini di cristiani sono tra le vittime. Un gruppo di bambini cristiani che viaggiavano per partecipare a una celebrazione religiosa è stato attaccato da attivisti Hindu e i bambini sequestrati. Aspetti terrificanti di questa violenza sono gli stupri, in particolare delle suore cattoliche, e altre violenze di genere. Sono stati registrati almeno tre casi di stupro nel quadriennio. Negli ultimi quattro anni si registra una crescente tendenza alla polarizzazione, portando all'esclusione sociale. In tale contesto, le proteste dei gruppi cristiani contro le "violenze di stato" sono state brutalmente represse. Le organizzazioni governative, inclusa la Commissione nazionale delle minoranze, hanno espresso la loro impotenza. Molte strutture e funzionari governativi restano invischiate nella burocrazia o "sono organi formati da uomini politici riluttanti a intraprendere azioni in tal senso", rileva il documento.
Leggi discriminanti
Il Rapporto nota anche la presenza di leggi che generano discriminazione e violenza: il Relatore speciale per la libertà di religione e di credo del Consiglio Onu per i diritti umani ha notato che l'articolo 341, comma 3 della Costituzione, criminalizza la conversione dei cittadini indiani, della caste più basse, al cristianesimo e all'islam. VI sono misure punitive che negano alla popolazione dei 180 milioni di dalit l'accesso all'occupazione nella pubblica amministrazione e agli istituti di istruzione superiore. Le leggi "sulla libertà di religione" presenti in sette stati indiani "negano i diritti e la libertà di fede" o sembrano dare licenza per colpire i cristiani e le loro istituzioni.
Una rete capillare
Il Rapporto indaga anche su questioni di sviluppo in materia di istruzione, sanità, acqua e servizi igienico-sanitari, diritti territoriali, economia, bilanci, politiche fiscali, spazio della società civile, media, diritti umani, lavoro e occupazione, ambiente, funzionamento del parlamento, governance. Il forum si avvale di una rete capillare sparsa su tutto il territorio indiano. (Agenzia Fides)
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