Iraq. Mons. Sako: no a uso di simboli religiosi per prendere voti
Olivier Bonnel - Città del Vaticano
I candidati – si legge in un intervento diffuso dai canali ufficiali del Patriarcato caldeo – per raccogliere consensi elettorali devono far riferimento solo alle proprie competenze professionali e ai propri talenti personali. I candidati cristiani, in particolare, devono evitare di vantare presunte sponsorizzazioni e appoggi da parte di autorità ecclesiastiche. Ne è convinto il Patriarca caldeo Louis Raphael I Sako il quale afferma che in questa campagna elettorale non c’è un piano ed una visione chiara e globale per il futuro dell’Iraq. Quindi la Chiesa caldea è intervenuta perchè i candidati non devono sfruttare la propria appartenenza religiosa per ottenere voti
Ad esprimere il proprio voto nelle prossime elezioni nazionali sono chiamati quasi 25 milioni di potenziali elettori. A contendersi i 329 seggi del Parlamento si sono presentati quasi 7mila candidati (comprese più di 2mila donne), raggruppati in 87 liste, molte delle quali organizzate solo a livello locale o regionale. Sono almeno 9 le piccole formazioni politiche animate da dirigenti e militanti cristiani che prenderanno parte alla prossima competizione elettorale, gareggiando tra loro anche per conquistare i 5 seggi – distribuiti singolarmente nelle 5 province di Baghdad, Kirkuk, Erbil, Dohuk e Ninive – che il sistema delle quote riserva alle minoranze cristiane.
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