Chiesa in Nicaragua: riprende il dialogo governo - società civile
Alina Tufani- Città del Vaticano
E' di ieri la comunicazione ufficiale della Commissione di mediazione e testimonianza del dialogo nazionale presieduta dalla Chiesa nicaraguense circa l'auspicata ripresa delle riunioni tra il governo e l’Alleanza civica, sospese lo scorso 23 maggio, per non aver raggiunto alcun accordo.
Il Tavolo plenario per il dialogo nazionale è stato bloccato dopo il rifiuto del governo di accettare la discussione di alcuni punti dell’agenda per la democratizzazione proposta dall’episcopato, in particolare, la riforma costituzionale per andare a elezioni anticipate e la riforma della legge sull’organizzazione del potere legislativo. Tuttavia, sotto la mediazione della Chiesa, entrambe le parti avevano accettato di costituire una Commissione mista formata da tre delegati del governo e tre rappresentanti dell'Alleanza civica per la Giustizia e la Democrazia, che rappresenta i diversi settori della società civile.
La non violenza alla base di ogni possibile accordo
Dopo la prima sessione di ieri, lunedì 28 maggio, la Commissione mista ha dichiarato che riprenderà i negoziati attraverso il Tavolo plenario per il dialogo nazionale partendo dal tema della democratizzazione. I delegati hanno chiesto anche “l’immediata cessazione di tutte le forme di violenza” e “di ogni aggressione contro i mezzi di comunicazione”, ma hanno anche esortato alcuni media ad astenersi dalla diffusione di notizie false o che istigano alla violenza”
La commissione mista ha anche condannato gli attacchi contro gli studenti che protestavano nella sede dell’Università Nazionale d’Ingegneria e alla sede di Radio Ya finita in fiamme. Infine, l’Alleanza civica ha riaffermato il suo impegno a unire le forze e a inviare un messaggio per placare le proteste.
La pace è la via per rafforzare la democrazia
Il comunicato diffuso dalla Commissione episcopale di mediazione e testimonianza ribadisce che il successo del dialogo richiede un clima adeguato. “La pace è l'unico modo ammissibile per rafforzare la democrazia”, si legge nella nota che esorta tutte le parti a non deviare da questa strada.
Le proteste sono iniziate ad aprile dopo che il governo aveva proposto una polemica riforma sulle pensioni. Ma questa è stato solo l'ultimo evento che ha fatto scoppiare le frustrazioni di un popolo incapace di superare la crisi economica che colpisce soprattutto i settori più deboli nonostante le promesse del governo socialista del presidente sandinista Daniel Ortega. La forte repressione delle proteste da parte delle forze di sicurezza e l’intervento di gruppi violenti pro governativi sui manifestanti hanno provocato centinaia di feriti e oltre sessanta morti. L’intervento delle organizzazioni per la difesa dei diritti umani e in particolare della Chiesa cattolica hanno portato a questo dialogo che stenta ripartire.
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