Tornate in Egitto le spoglie dei “martiri copti di Libia”
Dopo tre anni e tre mesi da quel barbaro eccidio, i resti mortali delle vittime sono stati trasportati in aereo dalla città libica di Misurata al Cairo, dove, al momento dello sbarco, per rendere loro omaggio era presente anche il patriarca copto ortodosso Tawadros II insieme alla signora Nabila Makram, ministro egiziano per l'immigrazione. Anba Makarios, vescovo copto ortodosso di Minya, in alcune dichiarazioni riportate dai media egiziani ha dichiarato che la Chiesa copta accoglie con giubilo il ritorno in Egitto dei suoi figli martirizzati in Libia, ringraziando il Signore anche per la loro testimonianza di fede.
Dopo il massacro i 21 copti iscritti nel libro dei martiri della Chiesa copta
I corpi dei “martiri di Libia” sono stati portati nel villaggio di al Our, vicino alla città di Samalut, nella provincia di Minya, da dove provenivano 13 deI 21 martirizzati, e sono stati deposti presso la nuova chiesa-santuario appositamente costruita per custodire la loro memoria, solennemente inaugurata lo scorso 15 febbraio. I 21 copti egiziani erano stati rapiti in Libia all'inizio di gennaio 2015. Il video della loro decapitazione fu messo in rete dai siti jihadisti il 15 febbraio successivo. Ad appena una settimana dalla notizia del massacro, il patriarca copto ortodosso Tawadros II decise di iscrivere i 21 martiri sgozzati dal Daesh nel Synaxarium, il libro dei martiri della Chiesa copta, stabilendo che la loro memoria fosse celebrata proprio il 15 febbraio.
I singoli corpi dei 21 martiri identificati dal Dna
I resti mortali dei copti uccisi in Libia dai jihadisti erano stati individuati alla fine dello scorso settembre in una fossa comune sulla costa libica, presso la città di Sirte. I loro corpi erano stati rinvenuti con le mani legate dietro alla schiena, vestiti con le stesse tute color arancione che indossavano nel macabro video filmato dai carnefici al momento della loro decapitazione. Anche le teste dei decapitati erano state ritrovate accanto ai corpi. Il rimpatrio delle spoglie dei martiri d'Egitto, più volte preannunciato dai media egiziani, ha richiesto più tempo del previsto. Nel frattempo, le analisi del Dna hanno permesso di identificare i singoli corpi dei 21 martiri.
Il nome di Gesù sussurrato prima della morte, sigillo del loro martirio
“Il video che ritrae la loro esecuzione - riferì dopo il massacro all'Agenzia Fides Anba Antonios Aziz Mina, vescovo copto cattolico emerito di Guizeh - è stato costruito come un'agghiacciante messinscena cinematografica, con l'intento di spargere terrore. Eppure, in quel prodotto diabolico della finzione e dell'orrore sanguinario, si vede che alcuni dei martiri, nel momento della loro barbara esecuzione, ripetono ‘Signore Gesù Cristo’. Il nome di Gesù è stata l'ultima parola affiorata sulle loro labbra. Come nella passione dei primi martiri, si sono affidati a Colui che poco dopo li avrebbe accolti. E così hanno celebrato la loro vittoria, la vittoria che nessun carnefice potrà loro togliere. Quel nome sussurrato nell'ultimo istante è stato come il sigillo del loro martirio”. (G.V. - Agenzia Fides)
Come ha affermato al microfono di Marco Guerra il portavoce della Chiesa cattolica padre Hani Bakoun, con il rientro delle spoglie dei 21 martiri copti, l’Egitto ha vissuto una giornata importante, sia a livello ecclesiale che politico. A livello politico per l’intervento del Presidente Al Sisi e a livello ecclesiale perché tutti i cristiani del Paese si sono uniti nella preghiera comune davanti alle 21 salme giunte dalla Libia. La Chiesa cattolica ha inviato un messaggio al patriarca copto ortodosso Tawadros. “Con la loro morte e donando il loro sangue – ha affermato padre Bakoun - i 21 copti hanno vinto il male ed il loro martirio porterà sicuramente frutto”
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