Zia Caterina, un taxi e tanto amore per i bimbi che affrontano una sfida difficile
Alessandro Guarasci - Città del Vaticano
Un mantello stile Mary Poppins, un cappello a falde larghe, occhiali sgargianti, palloncini colorati e un’energia da far invidia. A Nomadelfia, giovedì scorso in occasione della visita del Papa, abbiamo incontrato zia Caterina, all’anagrafe Caterina Ballandi. Da tredici anni è una tassista particolare: con un cab londinese trasporta i bambini malati di tumore e le loro famiglie all’ospedale Meyer di Firenze o al Bambino Gesù di Roma.
Dare un senso al dolore
La sua è una storia di volontariato puro, nata dal dolore per la morte del proprio compagno, sempre per colpa di una grave malattia. A quel punto, Caterina ha cercato di dare un senso a quel dolore e in qualche modo ha adottato centinaia di bimbi, diventando per loro una zia appunto, che li porta non solo a fare una terapia o alcune analisi in ospedale, ma anche a mangiare una pizza o a un parco giochi.
La fede e la testimonianza
Zia Caterina è una donna di grande fede e la mette in pratica con la testimonianza, consapevole che chi è affetto da una malattia grave come il tumore oltre alle terapie ha bisogno di molto amore per guarire.
Al servizio dei supereroi
Quei bambini li chiama i suoi “supereroi”, perché in loro trova tanta forza nell’affrontare prove così difficili. Caterina non sa dire se serva “una medicina più umana”: “non sono un medico”, afferma, “cerco di fare un servizio amorevole, perché quando sono in mezzo al traffico gioco con i ragazzi, parlo con le famiglie”. Insomma, Caterina è una dei sei milioni e mezzo di volontari italiani che formano una rete parallela di welfare, capaci con i fatti di sostenere le istituzioni e in grado spesso di risolvere in modo decisivo i problemi.
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