Cañizares: il Papa commosso dalla solidarietà di Valencia
Cecilia Seppia - Città del Vaticano
Dopo l’udienza privata con Papa Francesco, giovedì scorso in Vaticano, il card. Antonio Cañizares, arcivescovo di Valencia, riporta alla sua città, il pensiero del Pontefice in merito alla questione migratoria e in particolare alla nave Aquarius, che respinta dai porti italiani, ha trovato approdo in queste ore, in terra spagnola. “Il Papa – dice il porporato – è commosso per il nostro comportamento e si congratula con la diocesi per la prontezza e la generosità con cui ha reagito, si felicita per l’esempio di carità che si sta dando nei confronti di queste povere persone”
Vittime di crudeltà e ingiustizia
Il cardinale sottolinea anche che dopo Aquariu,s su cui viaggiavano 629 migranti, stanno per arrivare nel porto altre due grandi navi ma la città non si tira indietro e tutti hanno seguito la vicenda “con vero e appassionato interesse, con stupore, compassione e vergogna”. “Il Mediterraneo – tuona il porporato - sta diventando una tomba anonima, insaziabile e divoratrice che si è presa tantissime vittime dell’ingiustizia, degli egoismi dei potenti, delle crudeltà disumane, di interessi di mafie inconfessabili e delle chiusura in se stesse delle nazioni, senza ascoltare come si dovrebbe i Paesi più poveri da cui provengono queste vittime”.
Appello alle coscienze
La vicenda dell’Aquarius, scrive ancora nel testo, “ha travolto le nostre coscienze e ci ha rialzati in piedi per accudire chi bussa alla porta del cuore e alla coscienza collettiva dei popoli e delle nazioni. È un appello alle persone di buona volontà e soprattutto alla coscienza umanitaria e cristiana”. Il cardinale ricorda che, già dopo lo sbarco al porto di Valencia si è messa in moto la macchina dell’accoglienza e di sicuro si procederà per la distribuzione dei profughi nelle diverse zone della Spagna.
Accogliere senza calcoli
Tutti sono disposti a collaborare, ma l’unica via da percorrere, è quella sintetizzata dal Pontefice nei 4 verbi: accogliere, proteggere, promuovere ed integrare migranti e rifugiati che fuggono da fame, guerra, povertà, persecuzioni, violenze e violazioni di diritti umani. “Lo abbiamo fatto sapere alle nostre autorità della comunità autonoma, locale e nazionale e all’opinione pubblica – precisa il cardinale -. Faremo tutto il necessario che rientra nelle nostre possibilità: senza calcoli”.
La risposta cristiana
La delegazione diocesana per le migrazioni, la Caritas diocesana, l’Università Cattolica con “medici, infermieri, docenti, linguisti”, gli Ordini e le Congregazioni religiose, il seminario, le parrocchie, le famiglie, i sacerdoti, i laici, i volontari, le associazioni – conclude – “tutti si sono offerti e sono disposti a collaborare per dare una risposta cristiana di amore, carità e giustizia a questa situazione di emergenza”.
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