Card. Monsengwo Pasinya: il futuro dell’Africa sono i giovani
Barbara Castelli – Città del Vaticano
“La Chiesa in Africa ha un messaggio da dare ai giovani”, un messaggio di speranza per il futuro, che devono avere il “coraggio” di abbracciare, anche a costo di “nuove sfide” e sacrifici. Il cardinale Laurent Monsengwo Pasinya, arcivescovo di Kinshasa (Repubblica Democratica del Congo) e consigliere del Papa, su invito del Coordinamento Africa della Segreteria per la comunicazione, incontra alcuni giornalisti della sala Marconi di Palazzo Pio e si sofferma sulle sfide che attendono la Chiesa oggi in Africa. Il suo primo pensiero sono i giovani, futuro del Continente, che sognano un lavoro, possibilmente consono agli studi compiuti. Ma le difficoltà non sono poche e il porporato esorta tutti a non aver paura di confrontarsi con possibilità diverse dalle proprie attese, senza cedere alle scorciatoie e alla corruzione.
Il futuro passa attraverso l’educazione
L’arcivescovo di Kinshasa passa in rassegna alcuni progetti educativi portati avanti dalla Chiesa in Angola, in Burkina Faso, così come pure nella Repubblica Democratica del Congo, dove nella sola capitale Kinshasa ci sono oltre 600 scuole cattoliche. E’ proprio la formazione, l’educazione delle giovani generazioni la via maestra per creare opportunità, per dare un futuro all’Africa. E la Chiesa è in prima linea per aiutare e sostenere il popolo, in modo integrale, “offrendo quello che possiede”. Un impegno che si declina anche in ambito sanitario e assistenziale, sostenendo gli orfani dei conflitti, offrendo – dove possibile – occasioni di lavoro.
La crisi nella Repubblica Democratica del Congo
La riforma della Curia portata avanti dal Consiglio dei Cardinali, la diffusione in Africa dei documenti della Chiesa: sono tanti i temi toccati dal cardinale Laurent Monsengwo Pasinya, sollecitato anche da alcune domande. Non da ultimo, la crisi in cui versa da tempo la Repubblica Democratica del Congo e lo stallo politico con il presidente Joseph Kabila. Il porporato auspica nuovamente l’applicazione degli Accordi di San Silvestro, siglati il 31 dicembre 2016, rimarcando che la Chiesa prega per il suo popolo, che desidera solo “andare avanti”. La violenza, aggiunge, non può essere la normalità.
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