Depenalizzazione aborto in Brasile. I vescovi: difendere la vita in ogni sua fase
Isabella Piro - Città del Vaticano
Difendere l’integralità, l’inviolabilità e la dignità della vita umana, dal concepimento fino alla morte naturale: la Conferenza episcopale del Brasile (Cnbb) ribadisce nettamente la sua posizione, mentre il Paese si prepara a discutere una proposta di depenalizzazione dell’aborto. Attualmente permesso solo in casi di rischio di morte per la gestante o di gravidanza risultante da stupro, con la nuova normativa l’aborto sarebbe legalizzato fino alla 12.ma settimana di gestazione.
Il 3 e il 6 agosto, dibattito presso il Tribunale Supremo
Il dibattito pubblico sulla proposta – la ADPF, Arguição de Descumprimento de Preceito Fundamental n.442, che chiede la soppressione degli art. 124-126 del Codice Penale in cui l’aborto viene definito un reato – è in programma il 3 ed il 6 agosto presso il Supremo Tribunale Federale. Verranno ascoltati sia i promotori della nuova normativa, sia gli oppositori, tra cui la Conferenza episcopale che interverrà il 6 agosto. A rappresentare i presuli brasiliani saranno mons. Ricardo Hoerpes, vescovo di Rio Grande, e padre José Eduardo de Oliveira e Silva, della diocesi di Osasco.
Combattere le cause dell’aborto
Intanto, la Commissione per la vita e la famiglia della Cnbb ha diffuso una nota intitolata “Aborto e democrazia”. Due i punti focali del documento: la difesa della vita in ogni sua fase e la tutela del sistema democratico. Riguardo al primo punto, i presuli ricordano che “urge combattere le cause dell’aborto, attraverso l’implementazione di politiche pubbliche che aiutino le donne in modo efficace nel campo della salute, della sicurezza, dell’educazione sessuale, specialmente nelle zone più povere del Brasile”.
Le leggi non si cambiano in Tribunale, bensì in Parlamento
“La Chiesa – si legge – ha sempre ribadito che il rispetto della vita e della dignità delle donne deve essere promosso per superare le violenze e le discriminazioni che esse subiscono”. Al contempo, i vescovi ricordano che “la Chiesa va in aiuto dei più vulnerabili tra i vulnerabili: i nascituri indifesi”. Riguardo alla tutela del sistema democratico, i vescovi sottolineano l’importanza del dibattito parlamentare e ricordano che la popolazione ha sempre respinto i tentativi di legalizzazione dell’aborto che si sono susseguiti negli anni. Nonostante ciò, le proposte continuano, proposte che – affermano i presuli – violano “tutte le regole della democrazia, cercando di cambiare le leggi attraverso il potere giudiziario”.
No alle derive di potere
L’ADPF, quindi, “trascende il problema concreto dell’aborto e minaccia la democrazia brasiliana che riserva a ciascun potere della Repubblica una competenza ben delineata”. In tal modo, si garantisce il giusto equilibrio contro le derive dittatoriali di un potere sull’altro, spiega la Cnbb. Per questo, i vescovi affermano che “tutti i dibattiti legislativi devono realizzarsi in Parlamento, luogo del consolidamento dei diritti” del popolo. In quest’ottica, la Chiesa brasiliana vuole “garantire il diritto alla vita nascente e, in tal modo, difendere la vita della democrazia brasiliana contro qualunque abuso di potere che costituirebbe una specie di ‘aborto’ della democrazia”.
Il 29 luglio, preghiere per i nascituri
Infine, la Chiesa brasiliana lancia un appello alle comunità locali per una “mobilitazione in favore della vita, da svilupparsi in tre gesti concreti”: una Veglia di preghiera, organizzata nelle diocesi dalla Pastorale per la Famiglia, alla fine della quale i partecipanti potrebbero elaborare un breve appello da inviare al Congresso Nazionale, per sollecitare i legislatori a far valere le loro prerogative costituzionali. In secondo luogo, nella Messa di domenica 29 luglio, i vescovi suggeriscono ai sacerdoti di commentare brevemente la situazione, spiegandola ai fedeli, e invitandoli a pregare per i nascituri.
L’invocazione alla Vergine di Aparecida
L’ultimo suggerimento è rivolto ai fedeli laici, affinché parlino con i parlamentari per chiarire la questione. La nota episcopale si conclude con l’invocazione alla Vergine di Aparecida, alla quale vengono affidati tutti i nascituri e le loro madri.
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