“Fratelli” in Libano: scuola e speranza per bambini iracheni e siriani
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
In Libano, da Beirut a Saida, l’antica Sidone, tutti conoscono “Les Frères”. E’ il nome della vecchia scuola dei Fratelli Maristi a Rmeileh, alle porte di Saida, 40 chilometri a sud di Beirut. Durante la guerra civile è stata occupata e adibita a quartier militare. Rimasta abbandonata e in disuso per anni, oggi una parte della scuola è in concessione all’esercito libanese, ma una grande ala e la cappella ospitano “Fratelli”, il progetto educativo dei Maristi e della Congregazione dei Fratelli delle Scuole Cristiane, i Lasalliani. Coinvolge 700 bambini, 200 iracheni e 500 siriani, fuggiti dalla guerra, ma l’obiettivo è accoglierne ancora di più, tra quelle decine di migliaia che si trovano in Libano con la speranza di tornare nelle loro case, la prospettiva di un futuro incerto e il rischio di rimanere fuori dalla scuola per anni.
Perché non perdano anni di scuola lontani da casa
“Con il Progetto Fratelli – spiega Chris Wills, religioso marista membro del Consigli direttivo del Progetto – vogliamo evitare che un’intera generazione di ragazzi profughi si perda. Le famiglie che fuggono dalla guerra desiderano ritornare nelle loro case o stabilirsi in altri paesi dove ricominciare una nuova vita, ma sappiamo bene che possono passare anche molti anni prima che questo succeda. Nel frattempo, cosa ne sarà di questi bambini? Il Progetto Fratelli in Libano non è che la prima di una serie di iniziative, diciamo un progetto pilota, da replicare in contesti simili a questo.”
Anche per i libanesi che non vanno a scuola
Insieme ai piccoli profughi le aule di Les Frères, dal lunedì al venerdì, accolgono figli di emigrati di vecchia generazione, e anche bambini libanesi, rimasti fuori dalla scuola statale per estrema precarietà economica ed emarginazione. I padroni di casa a Les Frères sono Miquel e Andrés, un marista catalano di 60 anni e un lasalliano messicano di 32. Insieme a loro c’è Tony, il custode libanese che si occupa della proprietà da anni, anche prima che la scuola riaprisse con il Progetto Fratelli. Miquel e Andrés accolgono chiunque passi a Les Freres: confratelli e religiosi di altre congregazioni, amici che vogliono conoscere il progetto, volontari e educatori. La cucina di questa strana casa, al piano terra scuola e al primo abitazione, è aperta a tutti e c’è sempre una camera disponibile per chi voglia fermarsi a dormire.
Due classi d’asilo, 3 per elementari e medie
Le attività iniziano alle 8,30 ma da quando in giardino ci sono le giostre c’è chi arriva anche prima. Alcuni bambini arrivano dagli insediamenti di profughi dei dintorni, altri dagli shelter, i ripari, di Saida, altri ancora abitano proprio dietro la casa dei Fratelli. Chi arriva a piedi, chi in macchine vecchie e sovraffollate, chi con il pulmino messo a disposizione dal Progetto Fratelli. Qualcuno approfitta del piazzale per fare due tiri al pallone, e poi tutti in fila ci si avvia verso le aule. Attualmente ci sono cinque classi: due per i bambini più piccoli, e tre per quelli in età di scuola primaria e media.
Cinque educatori e tanti volontari libanesi
Non si tratta di scuola formale, naturalmente: per questo servirebbe un riconoscimento che il Progetto non ha, ma le attività sono strutturate come in una vera e propria scuola. Gli educatori Reem, Manal, Laure, Magida e Fadi insegnano alfabetizzazione, matematica, inglese fino all’ora di pranzo quando, con il pulmino, a bordo di vecchie auto o a piedi, i bambini tornano alle loro case tra gli orti dell’Unhcr o agli shelter di Saida. Agli educatori si aggiungono i volontari locali che Miquel e Andrés sono riusciti a coinvolgere nel progetto, e i ragazzi delle scuole lasalliane e mariste di Beirut, Antelias, Amchit, Jbeil, che a volte aiutano nell’animazione delle attività. Sara Amarillas, una volontaria di Fratelli, racconta che l’impegno è quello di preparare alla scuola bambini rifugiati ed emarginati, con programmi ricreativi e aiuto psicologico. “Imparano inglese, tecnologia, sartoria e cucina. Ci guidano i valori di giustizia, pace, fraternità e speranza”.
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