Abusi: la Chiesa australiana risponde alla Royal Commission
Lisa Zengarini – Città del Vaticano
“Un significativo passo avanti in un cammino che continuerà nel futuro”. I vescovi e i religiosi australiani commentano così il rapporto finale della Royal Commission, creata per dare una risposta istituzionale alla piaga degli abusi sessuali contro i minori nel Paese
Risposta puntuale a ciascuna Raccomandazione
Oggi la Conferenza episcopale (Acbc) e i religiosi cattolici dell’Australia (Cra) hanno reso nota una risposta formale alle Raccomandazioni pubblicate dalla Commissione Reale nel 2017 e volte a riformare il sistema penale per meglio tutelare le vittime di abusi. Il documento di 57 pagine, firmato da mons. Mark Coleridge, presidente della Acbc, e da suor Monica Cavanagh, presidente della Cra, replica in modo puntuale e articolato a ciascuna di queste Raccomandazioni.
Rinnovato impegno a sanare le ferite degli abusi
Il documento inizia con un ringraziamento alla Commissione per il lavoro svolto e ai “sopravvissuti” per il coraggio di aver denunciato quanto subito. “Ad essi e alle loro famiglie – si legge - presentiamo le nostre scuse sincere e senza riserve e rinnoviamo l’impegno a fare il possibile per sanare le ferite degli abusi e rendere la Chiesa un luogo veramente sicuro per tutti”. Nel testo si precisa inoltre che la Conferenza episcopale e i religiosi australiani “non possono parlare a nome di tutta la Chiesa”, in quanto essa non è un monolite, come molti pensano, ma un’istituzione articolata e “molto decentralizzata”.
Prese in considerazione il 98% delle Raccomandazioni
Nella stessa introduzione si chiarisce che il 98 % delle Raccomandazioni sono state prese in considerazione. Nello specifico, 47 sono state accettate, 13 trasmesse alla Santa Sede, una è oggetto di ulteriori approfondimenti, 5 sono accettate in linea di principio, 12 sono sostenute e una appoggiata in linea di principio.
No alla violazione del sigillo sacramentale della Confessione
Solo una viene completamente respinta. Si tratta di quella che chiede che venga abolito l’obbligo del “sigillo della confessione” e che sia presentata denuncia alle autorità qualora un sacerdote si trovi di fronte all’ammissione di abuso durante il sacramento della Riconciliazione. Su questo punto la risposta ribadisce il no già espresso dalla Chiesa australiana in quanto – si spiega - imporre l’abolizione del segreto in confessionale è “contrario” alla fede cattolica, ma anche alla “libertà religiosa” riconosciuta dalla legge australiana.
Alcune Raccomandazioni già prassi normativa
Con riferimento alle Raccomandazioni accettate o sostenute, il documento specifica che la Chiesa in Australia le sta già applicando; che le istituzioni ecclesiastiche ottempereranno a qualsiasi legge futura in materia o che si stanno adeguando gli standard indicati dalla stessa Royal Commission. Invece, tra le Raccomandazioni sottoposte dai vescovi australiani all’attenzione della Santa Sede figurano la possibilità di introdurre il celibato volontario per i sacerdoti, l’introduzione nel Codice di diritto canonico di norme specifiche per gli abusi sessuali sui minori; la modifica del “segreto pontificio” nei casi di abusi sessuali; la pubblicazione delle decisioni prese dalla Santa Sede e dai tribunali canonici; la modifica dei canoni relativi alla distruzione di documenti connessi con reati penali canonici.
Sintonia con la Lettera del Papa al Popolo di Dio
In conclusione, a nome dell’Acbc e del Cra, mons. Coleridge e suor Monica esprimono la “speranza e la preghiera che tutto quello che abbiamo fatto, che stiamo facendo e che faremo, possa aiutare il processo di guarigione di tutti coloro che sono stati così gravemente colpiti”. Insieme a Papa Francesco, riconoscono che “nessuno sforzo per chiedere perdono e cercare di riparare il danno arrecato sarà mai sufficiente” e ribadiscono l’impegno, espresso dal Santo Padre nella Lettera al Popolo di Dio, “a dar vita a una cultura capace di evitare che tali situazioni non solo non si ripetano, ma non trovino spazio per essere coperte e per perpetuarsi”.
Quattro anni di indagini
Le Raccomandazioni della Royal Commission sono il frutto di quattro anni d’inchiesta a vasto raggio che hanno fatto emergere circa 4.440 casi di abusi su minori commessi tra il 1980 e il 2010, nei quali 1.880 sacerdoti risultano coinvolti.
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