Civiltà Cattolica: don Puglisi, martire per non tradire il Vangelo
Alessandro Gisotti - Città del Vaticano
“Un uomo dalla fede incrollabile e un maestro di spiritualità, un educatore di giovani e un punto di riferimento per le famiglie”. Civiltà Cattolica definisce così padre Pino Puglisi, il parroco del quartiere Brancaccio di Palermo, ucciso il 15 settembre 1993 dalla mafia. L’articolo, firmato da padre Giancarlo Pani, traccia un profilo del sacerdote e martire a poco più di un mese dalla visita che Papa Francesco compirà a Palermo proprio sulle orme di Don Pino. L’articolo evidenzia che Puglisi è stato “un prete di frontiera che per non tradire la fedeltà al Vangelo, seppe portare avanti le sue scelte in un territorio dominato dalla mafia”. E che questa coerenza evangelica la pagò con la vita, fino ad essere il primo parroco della Chiesa cattolica ad essere proclamato Beato per martirio perpetrato da Cosa Nostra.
Ucciso da Cosa Nostra “perché prete”
Padre Pani ricorda appunto che l’omicidio di Puglisi fu ordinato dal capo mafioso Leoluca Bagarella proprio perché “era prete”, “l’avversione era direttamente collegata all’esercizio pastorale del sacerdote”. Un martirio, dunque, da cui nasce una conversione. Il killer Salvatore Grigoli fu colpito profondamente dal sorriso di Don Pino pochi istanti prima di essere ucciso. E quello fu dunque l’ultimo di una lunga serie di assassinii di cui si era macchiato. La morte del Beato Puglisi, osserva la rivista dei gesuiti, fu un “segno dei tempi”, nel senso che “rappresentava, agli occhi di chi sapeva capire, il fatto che, avendo ucciso il parroco senza veri motivi mafiosi ciò costituiva un segno che il fenomeno mafioso si era esaurito”. Il giorno prima dell’assassinio, durante la Messa per l’Esaltazione della Santa Croce, don Puglisi aveva sottolineato profeticamente che, anche noi come Cristo, dobbiamo dare la vita per gli altri, per gli amici e ancor di più per i nostri nemici.
Il Concilio e Don Milani, fonti di ispirazione
Padre Pani ricorda dunque le “3P” che delineano lo spessore spirituale di Pino Puglisi perché “indicano il Padre, ma anche la parola e i poveri”, ma anche “il Pane eucaristico e la Preghiera”. Non a caso, ricorda l’articolo, “il centro sociale di Brancaccio si chiamava Padre Nostro, un nome che costituiva una sfida per il suo significato di fraternità, ma alludeva pure al parroco, il padre di tutti”. Rivestito di queste “3P”, padre Puglisi – uomo e prete “libero e indipendente” – affrontò mille difficoltà, incomprensioni, intimidazioni fino a quello che Civiltà Cattolica definisce “il calvario finale”. Civiltà Cattolica si sofferma dunque sui maestri del sacerdote siciliano, indicando in Don Milani il suo principale ispiratore. Nella sua formazione svolge pure un ruolo decisivo il Concilio Vaticano II: l’aggiornamento, la nuova evangelizzazione e il dialogo con i lontani si radica nei sacerdoti palermitani come Puglisi su cui avrà influenza anche il movimento francescano “Presenza del Vangelo”.
Francesco: con Don Puglisi, Cristo ha vinto sulla mafia
Nel 25.mo anniversario del martirio di padre Puglisi, ricorda padre Pani, Papa Francesco visiterà il quartiere Brancaccio, la chiesa di San Gaetano, dove fu parroco, e il piazzale Anita Garibaldi, dove fu ucciso. Il Papa, si legge nell’articolo, “intende ricordare un parroco santo e insieme dare un tributo alla missione di un sacerdote che ha offerto la vita per amore”. Per Jorge Mario Bergoglio, Puglisi ha educato i “ragazzi secondo il Vangelo, li sottraeva alla malavita, e così questa ha cercato di sconfiggerlo, uccidendolo. In realtà, però, è lui che ha vinto, con Cristo Risorto”.
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