Niger: giovani studenti cattolici discutono di fondamentalismo religioso
Tiziana Campisi – Citta del Vaticano
La Chiesa del Niger vuole accompagnare i giovani, senza distinzione di religione, etnia, cultura o condizione sociale. Lo ha sottolineato monsignor Laurent Lompo, arcivescovo di Niamey, aprendo al Centro Siloe, il IV Seminario sottoregionale del Movimento giovanile studentesco cattolico Jec (Jeunesse Étudiante Catholique). L’incontro, iniziato ieri per chiudersi il 13 agosto, vuole affrontare il problema dell’estremismo religioso nell’Africa dell’Ovest e coinvolge giovani del Burkina Faso, del Benin e del Niger. Conferenze, panel, dibattiti sul dialogo interreligioso, la giustizia e la pace, la riconciliazione impegneranno i partecipanti che saranno coinvolti anche in attività creative e momenti di condivisione, in visite negli ospedali e nelle carceri oltre che a luoghi di interesse turistico.
I giovani disoccupati e il rischio radicalizzazione
Aprendo i lavori, riferisce il portale della Chiesa del Niger, monsignor Lompo ha ricordato che oggi la situazione dei giovani è preoccupante in diversi paesi africani, e che secondo l’ultimo censimento della popolazione nigerina, datato 2012, su oltre 17 milioni di abitanti i ragazzi con meno di 15 anni rappresentano il 51,6 per cento della popolazione. Una percentuale che potrebbe far ben sperare, ma che deve fare i conti con le problematiche dell’analfabetismo, della qualità dell’istruzione e della disoccupazione. E non sono da dimenticare le conseguenze della disoccupazione: violenza, rischio di insicurezza e delinquenza, instabilità, strumentalizzazione dei giovani da parte di ideologie fondamentaliste.
Per frenare l’estremismo religioso: vedere, giudicare e agire
“In tale contesto - ha aggiunto il presule - è necessario e persino urgente agire, se vogliamo promuovere la pace e oltre, la vita”. Per monsignor Lompo il seminario della JEC offre in tal senso una seria riflessione, con il metodo che le è proprio del vedere-giudicare-agire, in particolare sull’estremismo religioso violento. In questo modo, ha proseguito l’arcivescovo di Niamey, i giovani possono essere capaci di cogliere le sfide della tolleranza religiosa e della pace. “Si tratterà di ‘vedere’ osservando il mondo così com’è intono a noi, con le sue gioie, i suoi conflitti e le sue prove – ha concluso il presule – di ‘giudicare’ con un approccio onesto e giusto della realtà, dopo una buona analisi delle situazioni, e infine di ‘agire’ secondo il Vangelo”.
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