Ten Days for Peace per ricordare che le armi nucleari vanno proibite
Benedetta Capelli – Città del Vaticano
“Ten Days for Peace” (Dieci giorni per la pace) è l’iniziativa che da oltre 30 anni la Chiesa cattolica in Giappone organizza per commemorare le vittime dei bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki, avvenuti il 6 ed il 9 agosto del 1945. L’ iniziativa è nata dopo l’appello alla riconciliazione lanciato da San Giovanni Paolo II proprio ad Hiroshima, il 25 febbraio 1981.
La pace minacciata dalle armi nucleari
“I gravi conflitti regionali, il terrorismo, la minaccia delle armi nucleari, i problemi dei rifugiati, le varie forme di discriminazione, le disparità economiche continuano a minacciare la pace delle persone in tutto il mondo". Lo afferma in un messaggio l’arcivescovo di Nagasaki, Joseph Mitsuaki Takami, presidente della Conferenza episcopale giapponese.
Il presule torna a chiedere la messa al bando delle armi nucleari e ricorda come le Nazioni Unite abbiano adottato il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari, ratificato da pochi Paesi. La deterrenza “è un tentativo di mantenere la pace per mezzo di armi, ma aumentando – scrive l’arcivescovo - tali fattori di conflitto come ostilità, reciproca sfiducia e conflitti di interessi, gradualmente si rompono i fondamenti della riconciliazione, della pace e della comprensione reciproca”.
"Ten Days for Peace" per formare operatori di pace
Padre Andrea Lembo, superiore del Pime (Pontificio Istituto Missioni Estere) in Giappone, intervistato da Gabriella Ceraso, (Ascolta l'intervista a padre Andrea Lembo sul Giappone) sottolinea come tale iniziativa sia necessaria per far conoscere alle giovani generazioni quanto accaduto durante la Seconda Guerra Mondiale ma sia anche all’insegna della formazione. “L’iniziativa riguarda tutte le diocesi del Giappone e coinvolge pure le altre religioni – spiega padre Lembo – tutti qui sentono forte il problema del nucleare anche perché il Paese, con le dovute differenze, è stato scosso dal recente incidente di Fukushima. Poi c’è anche il problema della vicina Corea del Nord che fa pensare molto”. “E’ necessario far capire ai giovani quali sono le conseguente dei conflitti. Io porto i ragazzi ad Okinawa, città nella quale si sente molto la presenza militare americana, lì vedono come si vive con le armi accanto in nome – diciamo così – della pace”.
Ancora incerto il numero delle vittime a Hiroshima e Nagasaki
Padre Andrea Lembo lo ricorda, sottolineando come ancora oggi si muore per le conseguenze delle bombe. “Il numero dei morti a causa dell’atomica è ad oggi incerto – spiega – ed è una cosa che fa impressione. In Giappone questa ricorrenza è molto sentita perché è una ferita aperta nella vita di tante famiglie. I media, in queste ore, fanno conoscere la storia di tanti sopravvissuti. E’ importante però che si capisca che la pace si costruisce ogni giorno nella relazione con gli altri, una relazione che deve sempre essere all’insegna della comprensione e del rispetto”.
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