È Beato Jean-Baptiste Fouque, sacerdote apostolo della carità
Roberta Barbi – Città del Vaticano
“Omnia possibilia sunt credenti” diceva Gesù, e padre Jean-Baptiste Fouque ne ha fatto il centro della sua vita, interamente dedicata al servizio al prossimo. Testimone con la vita e con le opere dei valori cristiani della solidarietà e dell’altruismo, con l’amore questo piccolo sacerdote è riuscito più volte a spostare le montagne, circondando, di fatto, la città portuale di una cintura di bontà che prima non aveva mai conosciuto. Erede delle istanze del cosiddetto “cattolicesimo sociale”, animato da un’incredibile fede nella provvidenza, fu soprannominato “il San Vincenzo de’Paoli di Marsiglia”. "Per la città francese è un grande evento - afferma il postulatore della Causa di beatificazione di padre Fouque, il padre Berbard Ardura - perchè è la prima volta che si celebra una beatificazione a Marsiglia. Poi è una grande grazia perchè è una figura di sacerdote che viene presentata ufficialmente dalla Chiesa come modello, come esempio da seguire nell'esercizio del ministero sacerdotale. Abbiamo in questo sacerdote - sostiene padre Ardura - una figura straordinaria, un uomo interamente dedicato alla sua missione".
R. - Dalla mattina alla sera vive sempre in unione con Dio sia nella preghiera personale sia nella celebrazione dei sacramenti - in particolare nell’Eucarestia e nell’amministrazione del sacramento della penitenza - e anche nel servizio verso i poveri, perché a Marsiglia ha creato una rete di istituzioni che si dedicano sia al servizio degli orfani, dei bambini ed adolescenti abbandonati o già condannati dalla giustizia per qualche delitto - talvolta molto grave -, degli ammalati, che sono accolti in un ospedale da lui fondato e una casa di riposo per le persone anziane. Inoltre per i giovani ha creato qualche istituzione come la scuola parrocchiale in cui oggi si ricevono più di duecento bambini. Quindi è un sacerdote che dedica tutta la sua vita all’amore verso il Signore; ha una fede incontrollabile e una volta che si è convinto che tale progetto, tale iniziativa, è veramente volontà di Dio, vi si dedica interamente. È un sacerdote rimasto sempre vice parroco per tutta la sua vita, per 50 anni di sacerdozio e di questi ne ha passati 35 nella stessa parrocchia. Ha segnato profondamente la città di Marsiglia a tal punto che quando è morto il suo funerale è stato un vero trionfo che ha percorso tutta la città. Ancora oggi è molto venerato.
Qual è il messaggio che ci ha lasciato in eredità?
R. - La chiave della vita del cristiano è l’amore di Dio sia nella relazione personale che ognuno di noi intrattiene con Dio e l’amore per Dio riconosciuto e servito nel prossimo, specialmente nel più povero e nel più fragile. Questo è un elemento che non invecchia mai. Anche se le circostanze sono molto diverse, il linguaggio che usiamo oggi è molto diverso da quello del reverendo Fouque, ciò che rimane è il suo ideale di vita cristiana.
Come tutto cominciò
Come fa il Signore a cambiare la tranquilla vita di un vicario parrocchiale di città, ormai abituato alla sua routine da oltre 15 anni? Bussando alla sua porta! Era il 1892 quando Jean-Baptiste Fouque trovò fuori dalla Chiesa della Santissima Trinità un bambino abbandonato e senza esitare decise di tenerlo con sé e di chiamarlo Joseph. Fu così, con il piccolo Joseph Crouzet, che nacque l’Opera dell’infanzia abbandonata “firmata” dall’abate, al quale ben presto arrivarono altri quattro “figli” che sistemò e sfamò con le poche risorse a disposizione in una casa non molto lontano. Da questa prima casa si trasferirono in un’altra, denominata la Casa dei Santi Angeli custodi, vero e proprio rifugio per bambini e adolescenti disagiati, e grazie alla generosità di qualche ricco ne fu poi creata una seconda, ma non bastava: l’abate Fouque, allora si rese conto della necessità di cercare fondi pubblici… era il primo passo di una vita che fu definita vera “sinfonia della carità”.
I suoni armonici della “sinfonia della carità”
Già nel 1898 l’opera - che nel frattempo ha raggiunto quota 250 giovani - ottiene il riconoscimento del Ministero dell’Interno francese e l’abate Fouque incarica le sorelle vincenziane di occuparsene. Nel 1912 decide di accogliere anche i minori che hanno commesso crimini per reinserirli nella società attraverso il lavoro: ancora una volta la Provvidenza interviene e così l’anno successivo, in una tenuta di Saint-Tronc, nel cuore della Provenza, viene inaugurata l’Opera di recupero dell’infanzia colpevole, affidata ai sacerdoti di Saint-Pierre-ès-Liens. Ma il vulcanico prete, esempio di una carità a volte “iperattiva”, non riservò il suo aiuto solo alla gioventù da recuperare: c’erano anche la Sacra Famiglia, istituto per ragazze abbandonate gestito dalle suore della Presentazione di Tours, il ristorante dove le donne potevano lavorare, la casa di accoglienza per impiegati e dipendenti domestici senza famiglia, l’istituto per la disabilità infantile e, dal 1905, anche l’Opera delle Salette per gli anziani.
L’opera più importante: l’ospedale San Giuseppe
Arrivarono gli anni bui della Grande Guerra, durante i quali padre Fouque aprì le porte dell’ex convento dei Sacramentini del Prado ai feriti. Nel 1917 gli americani lo requisirono per allestirvi un ospedale da campo per le loro truppe, ma alla fine del conflitto se ne andarono lasciandovi tutte le attrezzature mediche. Ancora una volta era intervenuta la Provvidenza, che consentì al sacerdote di crearvi, nel 1919, un grande ospedale cattolico libero per tutti i bisognosi di Marsiglia. Molte famiglie sostennero il progetto anche economicamente, così tre anni dopo poté essere inaugurato il nosocomio di Saint Joseph, che ancora oggi è la prima struttura privata gratuita in Francia, la terza per il reparto maternità. Proprio qui, nella cappella di quella che forse fu la sua più grande opera mai realizzata, è oggi sepolto padre Jean-Baptiste Fouque, deceduto nel 1926, che riposa accanto ai sofferenti e ai bisognosi che tanto amava perché in loro vedeva il volto di Cristo sulla Croce.
L’abate Foque e Marsiglia
La Beatificazione dell’abate Jean-Baptiste Fouque è un momento molto importante per la città di Marsiglia, non solo perché il sacerdote rappresenta “un modello per le generazioni presenti e future di attenzione verso i più fragili”, come sottolinea l’arcivescovo della città, mons. Georges Pontier, ma anche perché è importante rinnovare la memoria di una figura che tanto si è spesa per questo specifico tessuto sociale che a volte sembra averlo dimenticato, soprattutto i giovani, mentre le sue opere – quasi 600 i ragazzi ospitati nelle sue case per l’infanzia disagiata e 800 i posti letto nell’ospedale Saint Joseph - sono ancora vive e continuano a portare conforto e cure alla popolazione.
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