Chiesa in Germania: presentato lo studio sugli abusi
Sergio Centofanti – Città del Vaticano
“L’abuso sessuale è prima di tutto anche abuso di potere”: è quanto afferma uno studio indipendente commissionato dalla Conferenza episcopale tedesca a un’equipe delle università di Mannheim, Heidelberg e Giessen sul tema degli abusi sessuali su minori compiuti nella Chiesa cattolica in Germania dal 1946 al 2014. Alla ricerca, presentata oggi in una conferenza stampa nell’ambito dell’assemblea episcopale tedesca in corso a Fulda, hanno partecipato le 27 Diocesi del Paese. In questa occasione hanno rilasciato dichiarazioni il presidente dei vescovi tedeschi, cardinale Reinhard Marx, e il commissario per le questioni sugli abusi sessuali nella Chiesa e per le questioni sulla protezione dei bambini e dei minori della Conferenza episcopale, mons. Stephan Ackermann, vescovo di Treviri.
Oltre 3mila vittime in 68 anni
Lo studio, durato quasi 4 anni, parla di 3.677 minori abusati in 68 anni da parte di sacerdoti, diaconi e membri di ordini religiosi. Il 62,8 per cento delle vittime è di sesso maschile. Tre quarti delle vittime avevano un rapporto religioso o pastorale con gli accusati. Quando lo studio parla di abuso di potere collegandolo al clericalismo, intende “un sistema autoritario in cui il sacerdote può assumere un atteggiamento autoritario di dominanza nell’interazione con persone non consacrate, dato che la sua funzione e la sua consacrazione lo mettono in una situazione di superiorità”. Gli abusati lamentano da parte degli accusati e dell’istituzione Chiesa la mancanza di una credibile ammissione delle proprie colpe e del proprio pentimento. Lo studio registra pochissime sanzioni di natura ecclesiale contro gli accusati e la pratica del semplice trasferimento, con il rischio di ricadute.
L’attenzione della Chiesa al tema, modello per altre istituzioni
I ricercatori riconoscono progressi nel lavoro di prevenzione e questo - si sottolinea - può “servire da modello ad altre istituzioni”. Quindi elogiano i vescovi tedeschi per aver commissionato una tale ricerca che “potrebbe fungere da modello per il necessario, e finora trascurato, studio dell’abuso sessuale in altri contesti istituzionali”. Iniziative che possono essere considerate “come un segnale che la Chiesa cattolica si occupa del tema in modo autentico e continuativo e non solo in modo reattivo”.
La prevalenza di vittime di sesso maschile
Riguardo alla prevalenza di vittime di sesso maschile, i ricercatori affermano: “Non ci sono sufficienti spiegazioni secondo cui è dovuta ad un'unica causa la netta prevalenza di bambini e ragazzi di sesso maschile tra le vittime di abusi sessuali da parte di religiosi della Chiesa cattolica. Qui si può parlare di molti fattori. Uno di questi potrebbe essere la presenza di varie e più numerose possibilità di contatto dei religiosi con bambini e ragazzi di sesso maschile. Prima del Concilio Vaticano Secondo, ad esempio, al servizio di ministrante erano ammessi solo i maschi. Inoltre, in passato, i maschi accolti nei collegi e negli istituti cattolici erano più delle bambine e ragazze”.
Omosessualità e celibato
“Tutto questo però - proseguono i ricercatori - non può spiegare la chiara prevalenza di vittime di sesso maschile. In questo contesto si potrebbe perciò parlare anche di spiegazioni e atteggiamenti ambivalenti della morale sessuale cattolica nei confronti dell'omosessualità e sul significato del celibato. L'obbligo di una vita nel celibato potrebbe sembrare la soluzione dei propri problemi psichici a seminaristi inclini a negare le proprie tendenze omosessuali, dato che offre anche la prospettiva di una stretta convivenza esclusivamente con uomini, perlomeno in seminario. A questo riguardo specifiche strutture e regole della Chiesa cattolica potrebbero avere un elevato potenziale di attrazione per persone immature con tendenze omosessuali. Ma ufficialmente la Chiesa non ammette rapporti o pratiche omosessuali. C'è quindi il pericolo che queste tendenze debbano essere vissute 'di nascosto'. La complessa interazione di immaturità sessuale, di possibili latenti tendenze omosessuali negate e respinte in un ambiente in parte anche manifestamente omofobo potrebbe essere un'altra spiegazione della prevalenza di vittime di sesso maschile nell'abuso subito da religiosi cattolici. Tuttavia - asseriscono i ricercatori - né l'omosessualità né il celibato sono di per sé cause dell'abuso sessuale su minori”.
Importanza della selezione e della formazione
Per quanto riguarda il celibato, tuttavia, lo studio consiglia di chiedersi in quale modo per alcuni gruppi di persone questa scelta “possa essere un fattore di rischio di abusi sessuali. Nella letteratura - si sottolinea - questa tematica è oggetto di controversia”. Per questi motivi, i ricercatori affermano che riveste “molta importanza la selezione, la formazione e una ininterrotta consulenza psicologica abbinata alla professione sacerdotale. Si deve perciò prestare maggiore attenzione agli aspetti della formazione dell'identità sessuale e ai particolari requisiti psichici del sacerdozio”.
Non minimizzare le situazioni di rischio
Quindi si osserva: “Il rischio dell'abuso sessuale su bambini dentro le strutture della Chiesa cattolica non è un fenomeno concluso. La problematica persiste ed esige azioni concrete al fine di evitare situazioni di rischio o di minimizzarle il più possibile. I risultati dell'indagine dimostrano chiaramente che l'abuso sessuale su minori da parte di sacerdoti della Chiesa cattolica non è dovuto al comportamento sbagliato di singoli ma che si deve rivolgere l'attenzione anche alle caratteristiche strutturali di rischio dentro la Chiesa cattolica, che favoriscono l'abuso sessuale su minori o rendono più difficile la sua prevenzione”.
Il card. Marx: per troppo tempo si è negato l’abuso
Il presidente della Conferenza episcopale tedesca, cardinale Reinhard Marx, da parte sua ha ribadito in modo fermo: “L'abuso sessuale è un crimine. Chi è colpevole deve essere punito. Troppo a lungo nella Chiesa si è negato l'abuso, si è girato lo sguardo e si è tenuto nascosto. Chiedo perdono per tutti i fallimenti e per tutto il dolore. Provo vergogna per la fiducia che è stata distrutta, per i crimini fatti a persone da parte di autorità della Chiesa e sento vergogna per i molti che guardano dall'altra parte, che non vogliono accettare quello che è successo e che non hanno pensato alle vittime. Questo vale anche per me. Non abbiamo saputo ascoltare le vittime. Questo non deve rimanere senza conseguenze! Le vittime hanno diritto alla giustizia”.
Assoluta priorità alle vittime e alla prevenzione
Dal 2010 - ha aggiunto - i vescovi tedeschi si sono impegnati nel dare “l'assoluta priorità ad un incondizionato orientamento alle vittime e di evitare altre vittime”. “Troppo a lungo - ha proseguito - abbiamo guardato altrove, per amore dell'istituzione e per difendere noi, vescovi e preti. Accettiamo strutture di potere e abbiamo spesso promosso un clericalismo che a sua volta ha favorito violenza e abuso. Abbiamo potuto onorare in parte nostri impegni del 2010, ma non abbiamo ancora finito: infatti, i risultati di questo studio mostrano con evidenza che dobbiamo andare avanti. Il confronto con la violenza sessuale nella Chiesa esige tuttora il nostro energico impegno” per affrontare “con determinazione un nuovo capitolo”: “non si tratta di salvare un’istituzione”, ma di lavorare per la “tutela dei bambini”, per “il bene delle persone coinvolte” e per ricreare “fiducia e credibilità”.
I vescovi tedeschi porteranno il tema degli abusi al Sinodo
Il porporato ha detto di aver già brevemente informato il Papa sui risultati dello studio e ha preannunciato che i vescovi tedeschi parleranno del tema dell'abuso sessuale nel Sinodo sui giovani che si svolgerà il prossimo ottobre.
Mons. Ackermann: serve maggiore coordinazione
Il commissario per le questioni sugli abusi sessuali nella Chiesa e per le questioni sulla protezione dei bambini e dei minori della Conferenza episcopale tedesca, mons. Stephan Ackermann, vescovo di Treviri, sottolinea che lo studio dà indicazioni chiare su quali strutture e quali dinamiche possono favorire gli abusi nella Chiesa: “Negli ultimi anni abbiamo adottato tutta una serie di misure contro la violenza sessuale nell'ambito della Chiesa. Ciò vale soprattutto per il settore della prevenzione grazie all'impegno delle persone incaricate alla prevenzione insieme alle loro molte collaboratrici e ai loro molti collaboratori. Ma relazione finale ci mostra che noi vescovi dobbiamo intervenire con maggiore coerenza e maggiore coordinazione reciproca e che tutte le misure di intervento e prevenzione sono inadeguate se non sono inserite in una cultura ecclesiastica e in strutture che contribuiscono a prevenire efficacemente l'abuso del potere”. Il vescovo di Treviri conclude: nella lotta contro l'abuso, “da soli, noi vescovi non potremo farcela. Abbiamo bisogno dell'aiuto critico e della solidarietà degli altri: della società, della politica, della scienza e in special modo anche dell'aiuto delle persone colpite”.
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