Germania: vescovi, rammarico per pubblicazione anticipata rapporto su abusi
Per le persone colpite da abusi sessuali commessi da esponenti del mondo della Chiesa “la pubblicazione anticipata irresponsabile dello studio è un duro colpo”, tenendo inoltre presente che “nemmeno i membri della Conferenza episcopale tedesca erano a conoscenza dell'intero” rapporto. Questo il commento e il “rammarico” di mons. Stephan Ackermann, che tra i presuli della Germania è il commissario per le questioni di abuso sessuale in ambito ecclesiastico e per le questioni della tutela dei bambini e dei giovani, a proposito della pubblicazione stamani da parte di alcuni media tedeschi di un’anticipazione dello studio: “Abuso sessuale dei minori da parte di sacerdoti cattolici, diaconi e religiosi maschi nell'ambito della Conferenza episcopale tedesca”. Dal testo, secondo Der Spiegel e Die Zeit, risulterebbero 3.677 casi commessi tra il 1946 e il 2014.
La presentazione all’Assemblea plenaria d’autunno
Mons. Ackermann ricorda che lo studio, finora “rimasto confidenziale”, è il risultato di quattro anni di lavoro, con la partecipazione delle 27 diocesi del Paese, e che di esso si occuperà - come programmato - l’Assemblea plenaria d'autunno della Conferenza episcopale tedesca, il prossimo 25 settembre, assieme alle “conseguenze da trarne”. Nell’occasione, i vescovi terranno anche una conferenza stampa con il gruppo che si è occupato della ricerca.
Chiarezza e trasparenza
“Siamo consapevoli dell'entità dell'abuso sessuale, come dimostrano i risultati dello studio. È opprimente e imbarazzante per noi”, evidenzia ancora il vescovo, non tralasciando di sottolineare come lo scopo dello studio sia proprio “quello di ottenere maggiore chiarezza e trasparenza su questo lato oscuro della nostra Chiesa”, non soltanto per il bene delle “persone colpite”, ma anche “perché la Chiesa possa vedere i reati e fare tutto il possibile per evitare che si ripetano”. L’obiettivo, conclude mons. Ackermann, è una “ristrutturazione responsabile e professionale”, essendo lo studio “un'indagine completa e approfondita che fornisce cifre e analisi da cui - assicura - continueremo ad imparare”: ciò vale anche per i risultati che “permettono di approfondire le azioni degli autori e il comportamento dei responsabili della Chiesa negli ultimi decenni”. Perché si tratta di “una misura che dobbiamo non solo alla Chiesa, ma soprattutto e prima di tutto a coloro” che sono stati colpiti dagli abusi.
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