Luca Pellegrini, l’innata eleganza del “critico del Papa”
Alessandro De Carolis – Città del Vaticano
Eleganza. È questa l’impressione che lasciava in chiunque lo leggesse, fosse il suo articolo un elogio o una stroncatura, fossero l’uno o l’altra condivisi o meno. Che poi l’eleganza professionale era l’esatto riflesso di una dote innata. Perché Luca Pellegrini è stato principalmente un uomo elegante. Un tratto sorretto da un’ottima istruzione accademica, laurea in Lettere, e affinato nel tempo da anni di totale, appassionata immersione in due universi paralleli, musica colta e settima arte, amate entrambe in modo viscerale.
Un cuore per l’arte
“Tu l’hai amata questa bellezza” e volevi che fosse “sublimata nella vita eterna”, ha detto ieri all’omelia delle esequie padre Federico Lombardi, direttore della Radio Vaticana nei lunghi anni durante i quali Luca ha intensamente collaborato, pubblicando sul sito dell’emittente pontificia dozzine di recensioni cinematografiche e resoconti di festival, opere, concerti. Da sacerdote, la sua sensibilità lo aveva portato spesso a interessarsi di film che per i riferimenti ai valori della fede o alla cronaca più “calda” della Chiesa si prestavano a suscitare polemiche o attacchi. Una responsabilità delicata, perché le recensioni firmate da Luca Pellegrini venivano immancabilmente rilanciate dai media con la premessa: “Il Vaticano dice…”. In Polonia un giornale lo aveva definito anni fa “il critico cinematografico del Papa”.
La parola affilata
Luca ne era consapevole e in fondo niente affatto turbato. Tanto il suo pezzo, che difficilmente difettava di acume, non si nascondeva dietro sofismi “da prete” ma proponeva una lettura e, da critico, un giudizio chiaro, come la persona che era nei rapporti. Due esempi del suo stile. Nel 2010 esce il film “Legion”, storia di due Arcangeli che si scontrano armati in uno scenario di violenza spietata. Luca lo è di più, definendolo “un florilegio di assurdità teologiche”, in cui “un certo vago spiritualismo apocalittico viene strumentalizzato non solo per fare profitto storpiando la vera profezia biblica”. E chiosava: “Ci sarà qualcuno capace a Hollywood di mandare i suoi, di angeli, a bloccare questa inutile fiera della stupidità?” Cambio di scena, 2015, “Il caso Spotlight”, denuncia dello scandalo degli abusi del clero nella Chiesa di Boston. Il film è sale su una ferita aperta ma Luca ne parla in positivo, un’opera che riferisce quelle “notizie che il pubblico dovrebbe trattenere, per formarsi un giudizio onesto". E soggiunge: “Ebbe il coraggio, la Chiesa, alzandosi da quelle macerie di mostrarsi nella sua nuda povertà, di anelare alla trasparenza, di denunciare i peccatori, di chiedere perdono, di allontanare chi il peccato lo aveva permesso, pur conoscendolo”.
“Ci rincontreremo”
Questa bellezza l’hai “desiderata” e saputa cogliere con “intelligenza”, “con finezza e gusto”, ha ricordato ancora padre Lombardi davanti ai tanti colleghi che hanno affollato i banchi di San Lorenzo in Lucina. E ha attirato lo sguardo, il religioso gesuita, sulla bellezza più alta, echeggiata dalle parole di San Paolo ai Corinzi, lette durante le esequie, le stesse del giorno dell’ordinazione di Luca. Una bellezza che, scrive l’Apostolo, consiste nell’essere rivestiti di Cristo dopo essere stati svestiti del proprio corpo. “Hai fatto l’esperienza di essere vestito di questa bellezza ma anche quella di essere svestito”, ha affermato padre Lombardi alludendo alla malattia con cui Luca – e chi scrive ne è testimone – ha combattuto con serenità, almeno fino a che le forze glielo hanno permesso. Ma chi crede, ha concluso, padre Lombardi “sa che non siamo soli quando veniamo spogliati, “siamo accompagnati dal grido di dolore di Gesù” e dalla sua “speranza”, e un giorno “saremo rivestiti”. “Fratello carissimo nel sacerdozio, amico, ci rincontreremo”.
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