Don Kavalakatt sul suo libro "Vie meravigliose di Dio"
Debora Donnini – Città del Vaticano
“In questo libro abbiamo esaminato alcuni insegnamenti magisteriali post-conciliari fino a Papa Francesco sulla salvezza dei non cristiani. Abbiamo visto che hanno proseguito sulla falsa riga degli insegnamenti del Vaticano II”. Lo scrive don Abraham Kavalakatt, nelle Conclusioni del libro “Vie meravigliose di Dio. Il Magistero della Chiesa sulla salvezza dei non cristiani”, edito dalla Libreria Editrice Vaticana - Dicastero per la Comunicazione e presentato ieri a Palazzo Pio. Il volume nasce dalla sua tesi alla Facoltà Teologica dell’Italia Centrale.
Don Kavalakatt ricorda la centralità della dichiarazione conciliare Nostra Aetate, nella quale si afferma che “la Chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni. Essa considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che, quantunque in molti punti differiscano da quanto essa stessa crede e propone, tuttavia non raramente riflettono un raggio di quella verità che illumina tutti gli uomini. Tuttavia essa annuncia, ed è tenuta ad annunciare, il Cristo che è « via, verità e vita »”. Messa in evidenza, nel volume di don Kavalakatt, anche la continuità degli insegnamenti conciliari con la Dichiarazione Dominus Iesus del 2000. Nel libro si ricorda che la Dominus Iesus, “pur non negando la volontà salvifica di Dio”, asserisce “che questa verità deve essere mantenuta accanto a quella ugualmente importante che ‘Cristo è il mediatore e la Via di salvezza’”. (Ascolta l'intervista a don Kavalakatt)
Don Abraham Kavalakatt, il suo libro è prima di tutto uno strumento di analisi sul magistero, dal Concilio Vaticano II in poi, in merito alla salvezza dei non cristiani e al rapporto tra cristianesimo e altre religioni, che con il Vaticano II ha, appunto, avuto un forte impulso. Una delle analisi che lei fa è che la dichiarazione Dominus Iesus del 2000 è in continuità con il Concilio. Perché ha voluto sottolinearlo?
R. – Dominus Iesus fa delle precisazioni. Alcune erronee interpretazioni andavano avanti dopo il Concilio Vaticano II, ma con la dichiarazione Dominus Iesus emerge la chiarezza degli insegnamenti della Chiesa sul dialogo interreligioso, su cosa significhi relativismo e cosa significhi avere come punto centrale Cristo: senza Cristo non c’è salvezza, l’unico Salvatore è Gesù.
Lei ha analizzato nel testo anche la riflessione di Papa Francesco sulla salvezza, alla luce del suo insegnamento e dei suoi viaggi apostolici. Quali aspetti l’hanno colpita di più?
R. – Ciò che è interessante vedere nell’insegnamento di Papa Francesco è questo: mostrare un Dio che ci ama, che è vicino a noi, cammina con noi. Non è un Dio lontano, ma è un Dio che è presente nella nostra vita. Vedere come il Santo Padre, Papa Francesco, ci insegna ad avere quell’amore profondo per Dio che ci fa conoscere ancora di più quell’amore di Dio Padre che ci abbraccia, ci riscalda, ci dà un cuore nuovo.
Alla fine di tutto questo studio, qual è in sintesi il messaggio del suo libro?
R. – La Chiesa è il Sacramento universale della salvezza. La Chiesa dona grazia ai suoi figli, perché questo è importante. La morte di Cristo non è soltanto per i cattolici, ma è per tutto il mondo, perché è il Salvatore del mondo. La Chiesa con l’evangelizzazione cerca di annunciare Cristo e anche di portare la Buona Novella a tutti quanti. La morte di Cristo è per salvare tutti. L’unica via che noi conosciamo è il modo, la Via di Cristo. Dio può salvare a modo suo, che non è conosciuto da noi. Ma Dio sa, Dio conosce, perché è Lui che salva: non noi. Il nostro pensiero arriva solo fino a un certo punto, il resto lasciamolo nelle mani di Dio.
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