Romero comunicatore: il vescovo che ha dato voce agli ultimi
Marco Guerra – Citta del Vaticano
“Romero comunicatore”, è il tema del momento di riflessione organizzato oggi a Roma da Signis, associazione cattolica mondiale per la comunicazione, in collaborazione con il Dicastero per la Comunicazione, per riflettere sul modo di evangelizzare dell’arcivescovo e martire salvadoregno Oscar Romero, che sarà canonizzato domenica.
Modello per tutti i comunicatori
Romero è infatti modello di coraggio per tutti i comunicatori. Fin da bambino ha affidato i suoi pensieri ad un diario e poi la luce delle sue parole è rimasta per sempre impressa nelle registrazioni sulle audiocassette. Uomo consacrato che sapeva scrivere e usare il microfono, che ha fondato e diretto diversi giornali, che ha posto le sue capacità di presule al servizio dei mezzi di comunicazione. E oggi la voce di Romero rivive anche grazie a Radio Ysax, che sul proprio sito web ripropone i messaggi e le lunghe omelie – potevano durare anche più di due ore – che Romero rivolgeva al popolo.
Card. Chavez: la voce di Romero aveva lo spirito di Dio
“Romero era il microfono di Cristo. La sua voce era più importante del pane per i contadini. Hanno tentato di renderlo invisibile, ma nel campo delle comunicazioni lui era un grande strumento di Dio”, così lo ha ricordato il cardinale Gregorio Rosa Chavez, vescovo ausiliare di San Salvador, nel suo intervento all’iniziativa promossa da Signis.
Comunicare per evangelizzare
Il porporato ha poi raccontato che Romero era timido, ma quando aveva un microfono davanti “si trasformava perché aveva lo spirito di Dio”. Il cardinale ha quindi ripreso alcuni passaggi salienti delle omelie più significative di Romero, in cui il vescovo martire evidenziava che l’uomo andava liberato per poi portarlo alla sua dimensione definitiva che è la trascendenza. “Lui non era uomo politico – ha proseguito il vescovo ausiliare di San Salvador - era un pastore ma aveva il sogno di una società secondo il cuore di Dio che presuppone cambiare il cuore dell’uomo”.
“La comunicazione è evangelizzazione” ha infine ricordato il cardinale Chavez, e nel “mondo di oggi siamo connessi ma non in comunicazione”.
Filochowski: Romero voce dei senza voce
Il secondo contributo del convegno è stato offerto da Julian Filochowski, che è stato collaboratore di Romero e, dal 1977 al 1980, ha coordinato da Londra gli aiuti delle organizzazioni benefiche e umanitarie in favore della Chiesa in El Salvador.
“Romero divenne la voce dei senza voce”, ha spiegato Filochowski, “voleva che la Chiesa articolasse la sofferenza e la disperazione, la fame di pane e la sete di giustizia di così tanta gente che non aveva voce”.
Romero faceva autentica comunicazione sociale
L’esperto di relazioni internazionali britannico ha evidenziato che nel servizio di Romero non c’era “interpretazione, né esagerazione, né populismo, né agenda nascosta. Le sue parole di verità erano autentica comunicazione sociale cristiana”. Dunque “non era tecnicamente un giornalista ma un grande comunicatore”. Secondo Filochowski era pertanto “un vero credente nei media della Chiesa, come voce della Chiesa, che trasmetteva le notizie della Chiesa e promuoveva la religiosità popolare”.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui