Comunità e Chiesa insieme per la dismissione dei luoghi di culto
Benedetta Capelli – Città del Vaticano
Due giorni di riflessione sulla dismissione dei luoghi di culto e la gestione integrata dei beni culturali ecclesiastici. E’ il convegno internazionale: “Dio non abita più qui?”, aperto questa mattina alla Pontificia Università Gregoriana da un messaggio di Papa Francesco, letto dal cardinale Gianfranco Ravasi. Il Pontificio Consiglio della Cultura, di cui è presidente, è uno degli organizzatori dell’iniziativa insieme alla Conferenza Episcopale Italiana e allo stesso ateneo pontificio.
Card. Ravasi: i luoghi di culto, spine nel fianco per ricordare alcuni valori
Individuare delle direttrici, dare delle indicazioni precise per la dismissione dei luoghi di culto: è stato il filo conduttore degli interventi. Il fenomeno - hanno rilevato i relatori del convegno - è decisamente in crescita. Si tratta di una tendenza che riflette la trasformazione urbana delle nostre città e che allo stesso tempo fa emergere il sentimento del sacro. Il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, ha messo in luce la necessità di rendere una chiesa santa non solo sacra, ovvero frequentata perché divenuta un museo, una biblioteca, un luogo di incontro ma non un ristorante o una pizzeria. “Il caso di questi luoghi deformati - afferma il porporato - è l’esempio tipico della dissacrazione. E’ significativo che a noi giungano appelli da parte di non credenti che vogliono che la chiesa o il tempio locale siano conservati come una spina nel fianco per ricordare alcuni valori come, semplicemente, la bellezza e l’arte.
Mons. Russo: il senso della comunità intorno ai luoghi di culto
Recenti dati rivelano che dal 2000, in Germania, sono state chiuse più di 500 chiese cattoliche, lo stesso numero sarà raggiunto tra 10 anni in Olanda. Nel suo intervento, mons. Stefano Russo, segretario generale della Conferenza episcopale italiana, ha sottolineato che nelle zone terremotate dell’Appennino, si trova un edificio di culto per ogni 100 abitanti. “C’è un fatto straordinario da sottolineare proprio in seguito al sisma del 2016: le comunità hanno un grande attaccamento nei confronti delle chiese. Abbiamo quasi tremila edifici di culto chiusi per inagibilità e spesso - afferma il segretario generale della Cei - troviamo una grande pressione da parte delle persone perché siano presto riaperti e riutilizzati per il culto”.
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