Teodorico Pedrini: missionario in Cina racconta in prima persona
Roberta Gisotti – Città del Vaticano
“Son mandato a Cina e a Cina vado”, così il giovane, poco più che trentenne, sacerdote Lazzarista, nativo di Fermo nelle Marche, accoglieva nel 1702 l’invito di Clemente XI di recarsi in Cina, su mandato della Congregazione “De propaganda Fide”, con la prima legazione papale inviata nel Celeste Impero, negli anni della “Controversia dei Riti” circa i modi di evangelizzare i Paesi asiatici applicati dai missionari di diversi ordini e congregazioni in Asia.
Diffuse fede cristiana e cultura europea
Ma il viaggio per una serie di incredibili traversie fu molto più lungo del previsto e padre Teodorico Pedrini giungerà alla Corte di Pechino quasi 10 anni dopo, nel 1711, quando la legazione è ormai sciolta ed ha fallito la sua missione. Qui resterà per 35 anni fino alla morte, sotto tre imperatori, svolgendo un importante ruolo per la diffusione della fede cristiana e della cultura europea, specie attraverso la musica.
Primo missionario non gesuita alla Corte Cinese
I curatori del libro Gabriele Tarsetti e Fabio Galeffi sono due ricercatori e cultori della storia della loro città, Fermo, nelle Marche, dove è nato anche questo straordinario personaggio, che torna in primo piano, dopo secoli, in questo meritevole libro che riporta parte della sua copiosa corrispondenza.
Tarsetti evidenzia come Teodorico Pedrini, giunto in Cina un secolo dopo la morte di Matteo Ricci, sia stato il primo missionario non gesuita alla Corte cinese insieme ai suoi compagni di viaggio, Matteo Ripa, poi rientrato in Italia dove fondò il primo Collegio dei Cinesi e Guglielmo Fabre-Bonjour, morto tre anni dopo nella provincia dello Yunnan. In questa veste cercò con difficoltà di mediare tra le posizioni teologiche dei missionari presenti in Cina, procurandosi inimicizie e contrasti aspri con la Compagnia di Gesù, ma soprattutto poté coltivare un legame diretto tra la Santa Sede e la Corte cinese.
In cento lettere la voce di Pedrini sulle cose del mondo
In 730 pagine del libro sono raccolte un centinaio di lettere - tra i seicento scritti di e su Teodorico Pedrini, catalogati negli archivi vaticani e italiani a Roma, oltre che in Francia, Stati Uniti, Filippine, Spagna e Portogallo - corredate con ben 2000 note dei curatori.
Quale è stata la sfida più grande di questa ricerca e anche la soddisfazione più grande? Andare alla fonte del suo pensiero, spiega Gabriele Tarsetti
R. La figura di Pedrini è presente nella letteratura sulle missioni cattoliche in Cina - da molti anni da parte di molti studiosi e diverse fonti - però quello che è mancato finora in questo ambito di ricerca è stata la sua voce in prima persona; fino ad oggi non esisteva una pubblicazione organica delle sue parole, delle sue lettere, delle sue relazioni. Tutte le volte che la figura di Pedrini è citata nella letteratura sulle missioni, il suo operato, i suoi discorsi, le sue parole, i suoi racconti sono sempre di seconda mano. Per cui il nostro primo scopo con questa pubblicazione è stato di dare la voce a lui, di poter leggere le sue parole, ciò che ha scritto ed evitare quelle sovrapposizioni che in questi ultimi 300 anni di storia ci sono state.
Teodorico Pedrini è stato anche un grande musicista, che ha lasciato un segno importante...
R. – E’ una figura delle più importanti nella storia dell’introduzione della musica europea in Cina. Lui è stato insegnante di musica, autore delle uniche composizioni europee conservate negli archivi storici cinesi: “Le dodici sonate per violino solo con il basso”, questo è il titolo. Poi è stato un costruttore di strumenti musicali occidentali - organi e clavicembali - ed ha scritto un trattato di teoria musicale occidentale. Questo fa di lui uno dei principali artefici dell’introduzione della musica europea in Cina, ma questa sua funzione di musicista in quegli anni lo aiutò molto, anche, nel rimanere nelle grazie e nella benevolenza dell’imperatore cinese, in particolare Kangxi, e questo gli permetteva di continuare comunque la sua opera di missionario e di prete e di parroco, perché lui fondò la chiesa-residenza di Xitang, dove è morto, nel centro di Pechino, ed aveva i suoi fedeli. Per Teodorico Pedrini la musica aveva un ruolo importante, ma era sempre fondamentalmente subordinata alla sua azione pastorale.
Il libro "Son mandato a Cina e a Cina vado. Lettere dalla missione 1702 - 1744" sarà presentato a Roma questo pomeriggio, alle ore 17, presso il Complesso monumentale di San Salvatore in Lauro, dalla prof.ssa Stefania Nanni, docente di Storia moderna all'Università La Sapienza e da padre Luigi Mezzadri, docente di Storia della Chiesa alla Pontificia Università Gregoriana. Presenti all'incontro gli autori.
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