Vescovi Usa: uniti al Papa e alla Chiesa intera nella lotta agli abusi
Sergio Centofanti – Città del Vaticano
Si è conclusa ieri a Baltimora, la plenaria della Conferenza episcopale degli Stati Uniti (Usccb): al centro dei lavori la questione degli abusi sessuali commessi da esponenti della Chiesa. L’assemblea si è chiusa con una dichiarazione all’insegna della speranza del cardinale Daniel DiNardo, arcivescovo di Galveston-Houston e presidente della Usccb.
Amore, lealtà e obbedienza dei vescovi Usa a Papa Francesco
“La mia speranza - ha detto - è prima di tutto fondata su Cristo, che desidera che la Chiesa sia purificata e che i nostri sforzi portino frutto”. Il porporato ha espresso di nuovo al Papa, da parte di tutti i vescovi, "amore, obbedienza e lealtà", “in questi giorni difficili”. “Sono sicuro che, sotto la guida di Papa Francesco, l'incontro che la Chiesa mondiale avrà nel prossimo febbraio ci aiuterà a sradicare il male dell'abuso sessuale dalla nostra Chiesa. Renderà i nostri sforzi locali più globali e la prospettiva globale ci aiuterà in questo senso”.
In vista del vertice di febbraio in Vaticano
In questo senso, si è chiarita la richiesta della Santa Sede ai presuli Usa di rinviare la votazione sui principi di responsabilità episcopale e su una commissione speciale per ricevere le denunce contro i vescovi in merito ai casi di abusi, proprio in vista della convocazione fatta dal Papa ai presidenti delle Conferenze episcopali di tutti i continenti a partecipare al vertice in Vaticano dal 21 al 24 febbraio del prossimo anno per affrontare collegialmente la questione.
“Siamo sulla strada giusta”
Il cardinale DiNardo ha ringraziato i numerosi sopravvissuti agli abusi e gli esperti che hanno dato “buoni consigli e orientamenti” durante la plenaria, ricordando i tre obiettivi posti da questa estate: fare il possibile per andare a fondo della vicenda McCarrick; rendere più facile la segnalazione di abusi e la cattiva condotta da parte dei vescovi; sviluppare dei modi per stabilire la responsabilità dei vescovi, che siano realmente indipendenti, debitamente autorizzati e con un sostanziale coinvolgimento dei laici. “Ora - ha precisato - siamo sulla strada giusta per raggiungere questi obiettivi. Questa è la direzione che voi e i sopravvissuti agli abusi in tutto il nostro Paese mi avete dato per l'incontro di febbraio a Roma”.
Azioni forti nel più breve tempo possibile
“Lasciamo questo luogo - ha affermato - impegnati a prendere le azioni più forti possibili nel più breve tempo possibile. Lo faremo in comunione con la Chiesa universale. Andare avanti di concerto con la Chiesa nel mondo intero renderà la Chiesa negli Stati Uniti più forte e renderà tutta la Chiesa più forte”.
La vera riforma è la santità
“Ma la nostra speranza di una vera e profonda riforma” - ha precisato il porporato - risiede, al di là dell’efficienza delle strutture, nella “santità: la profonda convinzione delle verità del Vangelo e la disponibilità ad essere trasformati da queste verità in tutti gli aspetti della vita”. DiNardo ha citato le parole pronunciate lunedì scorso dal nunzio apostolico negli Stati Uniti, Christophe Pierre: "Se la Chiesa deve riformarsi e deve riformare le sue strutture, allora la riforma deve scaturire dalla sua missione di far conoscere Cristo, Figlio del Dio vivente”. “Nessun sistema di governo o di vigilanza, per quanto eccellente e necessario – ha sottolineato il presidente dei vescovi Usa - basta da solo a renderci, deboli come tutti noi siamo, capaci di vivere all'altezza della vocazione che abbiamo ricevuto in Cristo. Dobbiamo rinnovare l'impegno alla santità e alla missione della Chiesa”.
Uniti al Papa e in dialogo con tutta la Chiesa
Quindi, il porporato ha concluso: “Sono fiducioso che, in unità con il Santo Padre e nel dialogo con la Chiesa universale in febbraio, noi andremo avanti. C'è ancora molto da fare, ma quello che abbiamo fatto è un segno di speranza”.
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