Vescovi Terra Santa: legge su Israele “Stato ebraico” va ritirata
La legge sullo “Stato- Nazione” adottata dal Parlamento israeliano lo scorso il 19 luglio 2018, che definisce Israele “Stato-Nazione” del popolo ebraico, va abrogata in quanto contraddice i canoni umanistici e democratici rintracciabili nella stessa legislazione israeliana, e anche le leggi e le convenzioni internazionali di cui Israele è firmatario, volte a tutelare e promuovere “i diritti umani, il rispetto della diversità e il rafforzamento della giustizia, dell'uguazlianza e della pace”. Lo richiedono unanimi - riporta l'Agenzia Fides - i vescovi cattolici di Terra Santa, in una dichiarazione sottoscritta, tra gli altri, anche dall'arcivescovo Pierbattista Pizzaballa, Amministratore apostolico del Patriarcato latino di Gerusalemme – e padre Francesco Patton, Custode di Terra Santa. La nuova legge fondamentale – notano i rappresentanti delle comunità cattoliche presenti in Terra Santa introduce elementi di discriminazione tra i connazionali israeliani, in quanto riserva una particolare sollecitudine nel garantire il “benessere e la sicurezza” dei cittadini ebrei dello Stat d'Israele.
I cittadini ebrei sono privilegiati rispetto ad altri
“I nostri fedeli, cristiani, e i loro compagni musulmani, drusi e baha'i, tutti noi arabi” si legge nella dichiarazione “non sono meno cittadini di questo Paese dei nostri fratelli e sorelle ebrei”. I vescovi cattolici riconoscono che fin dalla proclamazione d'indipendenza d'Israele era stata avvertita una tensione interna alla formula che definiva lo Stato israeliano come nel contempo “ebraico” e “democratico”. Nella continua dialettica per conservare un equilibrio tra questi due termini, l'emanazione della Legge fondamentale del 1992 sulla dignità umana e la libertà da parte della Knesset aveva rappresentato “un passo importante” per garantire i cittadini d'Israele da ogni forma di discriminazione. Ma adesso, la nuova Legge fondamentale su Israele “Stato ebraico”, approvata nel luglio 2018, anche “cambia molto poco nella pratica, fornisce una base costituzionale e legale per la discriminazione tra i cittadini israeliani, affermando chiaramente i principi in base ai quali i cittadini ebrei devono essere privilegiati rispetto ad altri cittadini”.
La legge non tratta i cittadini d’Israele con uguaglianza
In contrasto con tali potenziali derive discriminatorie – insistono i vescovi e i rappresentanti cattolici di Terra Santa - “cristiani, musulmani, drusi, baha'i ed ebrei chiedono di essere trattati come cittadini uguali. Questa uguaglianza deve includere il rispettoso riconoscimento delle nostre identità civiche (israeliane), etniche (palestinesi arabe) e religiose (cristiane), come individui e come comunità”. (G.V. - Agenzia Fides)
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