Card. Zenari: la pace in Siria è lontana, strage di innocenti
Roberta Gisotti – Città del Vaticano
“Non abbiamo bisogno della guerra ma della pace”: dice un bimbo siriano nel video diffuso dalla Fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che soffre, che ha coinvolto nell’iniziativa per la pace oltre 50 mila bambini in sette città della Siria pesantemente colpite da un sanguinoso conflitto armato, che dura ormai da oltre 7 anni e che vede lo scontro di forze interne ed esterne al Paese: militari governativi e miliziani ribelli insieme ad eserciti e gruppi arrivati dall’estero. Tanto che oggi si parla delle ‘Sirie degli altri’ accanto o sovrapposte a quella governata dal presidente Assad
12 milioni sfollati in patria o fuggiti all’estero
Non ci sono numeri certi delle vittime di questa guerra: tra 350 mila e mezzo milione secondo le stime dell’Onu. Su 23 milioni di abitanti circa la metà ha abbandonato la propria casa, oltre 6 milioni e mezzo sono sfollati all’interno del Paese e 3 milioni vivono in aree sotto assedio o inaccessibili mentre 5 milioni e mezzo sono fuggiti all’estero. In questo scenario drammatico sono rimasti in patria solo 700 mila cristiani, ridotti dal 10 al 3 per cento della popolazione.
Fiammelle di speranza per disperdere le tenebre
Da qui l’invito pressante del Papa rivolto all’Angelus, nella prima domenica d’Avvento, tempo di speranza, accendendo una candela per la pace in Siria: “tante fiammelle di speranza – ha detto - disperdano le tenebre della guerra!” Una guerra che ancora incombe, dichiara il cardinale Mario Zenari, nunzio apostolico in Siria, fortemente precoccupato per una pace che non arriva.
Quanto è vicina o lontana questa pace per la Siria?
R. - Ieri, ero in Piazza San Pietro ed ho goduto veramente nel vedere questo gesto di Francesco: questa prima candela, la prima di un milione di candele in giro per il mondo e in Siria che si accendono per la pace. Poi subito dopo ho incontrato il Papa insieme ad altre persone a Santa Marta, e l’ho ringraziato di tutto cuore. Questo è un gesto di speranza. Naturalmente la pace è - purtroppo - ancora lontana in Siria. La guerra non è terminata purtroppo. La soluzione politica è ancora abbastanza difficile da vedere.
Il Papa ieri ha chiesto perdono a Dio per quanti si fanno la guerra e per quanti fanno le armi. Sappiamo che in Siria ci sono tanti protagonisti interni ed esterni di questa guerra. Quali sono le responsabilità maggiori per un accordo di pace che ancora non arriva?
R. - La situazione è andata complicandosi nel giro di questi otto anni. Attualmente in Siria sono presenti una ventina di nazioni con armi, uomini e militari e tra queste, cinque hanno i più potenti eserciti del mondo. Non li menziono perché tutti li conoscono; poi c‘è tutta una frammentazione di gruppi armati che alle volte si combattono tra loro … Tutto questo va a scapito dei civili, della povera gente e dei bambini. Ripeto, che questo conflitto è purtroppo una strage di innocenti; tantissimi bambini sono morti sotto le bombe tra i due fuochi. La Siria è come Rachele che piange i suoi figli e non può essere consolata, perché non si sa più quante persone, quanti civili, quanti bambini hanno perso la vita. La strage degli innocenti. Vorrei anche ricordare che è stato bello vedere i bambini, i protagonisti di questo evento, donare al Papa questa candela che è stata accesa contemporaneamente in Siria e in varie parti del mondo. Questo tsunami di atrocità è iniziato alla fine del mese di febbraio 2011 e, guarda caso, proprio nel Sud della Siria a Darah, quando è stato arrestato e detenuto un gruppo di bambini che aveva scritto degli slogan di protesta e di libertà sul muretto di una scuola. Lì è stata la scintilla. Le famiglie hanno iniziato a fare dimostrazioni per la liberazione di questi bambini che erano detenuti … Quindi i bambini devono essere i protagonisti della pace, della riconciliazione e questa candela, questa fiamma della pace e della libertà, deve essere in primo luogo nelle mani dei bambini e dei giovani siriani che, aiutati dalla comunità internazionale, devono tenerla viva.
Lei in passato ha invocato e auspicato un ruolo positivo dei leader religiosi. C’è qualcosa che si profila in questo senso?
R. - I leader religiosi hanno un grande ruolo in Siria, perché devono essere loro in primo piano, i promotori della riconciliazione e della pace. É un grande compito per tutti i leader religiosi, cristiani e musulmani. Si profila una grande missione. Quindi auspichiamo che il loro ruolo prenda sempre più campo.
Quanto è importante accendere queste candele sul volto dei bambini anche per il mondo cristiano, richiesto di tanto sacrificio per restare in Siria?
R. - Direi che questo gesto è altamente significativo, affidato alla nuova generazione, quindi ai giovani e ai bambini, che hanno il compito di portare avanti questo processo di riconciliazione, di pace, di libertà.
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